Quel nome…
Fyellon…
Guisgard sentì la terra franargli sotto i piedi.
Dolore, rabbia, odio.
Tutto questo attraversava il cuore del cavaliere, stravolgendolo e rivoltandolo come un guanto.
Cercò di respirare forte.
L’aria sembrava mancargli.
Poi tirò un pugno contro la corteccia di un albero.
Un pugno così violento che la mano cominciò a sanguinargli.
“Fyellon…” mormorò mentre il suo volto mutò in una maschera di sofferenza e rabbia “… perché il maestro? Perché? Perché non sei venuto a cercare me?”
Poi pianse.
Pianse amaramente.
Era anche colpa sua.
Colpa sua che era andato via.
E maledì se stesso e la sua debolezza.
Si voltò verso Talia e la prese per le braccia.
“Perché hai taciuto fino adesso?” Domandò con gli occhi ancora arrossati da quelle lacrime. “Perché non mi hai raccontato tutto? Perché, Talia?” Una smorfia di straziante dolore gli impedì, per un momento, di parlare oltre. “Dov’è ora?” Ritrovando il fiato per continuare. “Dimmi dov’è andato Fyellon!”