Talia cominciò a raccontare.
Le sue parole sembravano come salire, sul suo respiro incerto e tremante, fino al volto di Guisgard.
Lui ascoltava, fissandola negli occhi, parola per parola, seguendo i bagliori degli occhi di lei, resi di un acceso vermiglio, imperlati com’erano da quelle calde e dolorose lacrime.
Guisgard ascoltala la voce di Talia e i sussulti del cuore di lei, a contatto col petto di lui, sembravano accompagnare e rivelare una tensione prossima ad esplodere.
Il cavaliere seguiva il tono della ragazza e sembrava non capire, non comprendere appieno il tutto.
Talia parlava mentre le sue mani si torcevano l’una nell’altra, quasi come una punizione che la ragazza si stava infliggendo.
Poi, finalmente, prese la mano di lui e la strinse.
Forse con la stessa forza con cui aveva tormentato le sue mani fino ad un attimo prima.
Guisgard sentì il cuore come fermarsi, smettere di battere.
Tutto attorno lui sembrò svanire.
C’era solo Talia che si tormentava e tremava.
Poi il silenzio.
Un silenzio lungo come un attimo senza tempo.
“Chi…” mormorò dopo uno sforzo sofferto “… chi… chi è stato… Talia…” prendendo le sue braccia fra le mani e stringendole forte “… Talia, in nome del Cielo… chi è stato? Chi ha ucciso il maestro?” Fissandola con occhi divenuti incandescenti per il dolore e la rabbia.