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Vecchio 24-01-2012, 01.28.59   #312
Melisendra
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Melisendra
Registrazione: 27-02-2011
Residenza: Dai boschi nebbiosi
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Melisendra sarà presto famoso
Non riuscivo a respirare.
Rimasi a lungo sospesa in quel blu infinito. Quell'umidità a cui appartenevo.
Mi scoppiava il petto.
Cercai di agitare le mani verso la salvezza. La salvezza era la luce, che vedevo filtrare nell'azzurro e nel violetto delle acque che mi circondavano. La mia voglia di vivere vinse sull'abbandono e cercai di risalire in superficie, tendendo tutti i muscoli del mio corpo nel tentativo di afferrare quei raggi di sole.
L'aria mi bruciò i polmoni e sputai copiosamente l'acqua che mi stava soffocando. Galleggiai esausta sul pelo dell'acqua.
Il sole era al tramonto. Mi domandai se avrei visto l'alba.
Lasciai che l'acqua mi cullasse e mi accompagnasse verso il mio destino. Mi abbandonai tra le braccia di quegli spiriti delle acque. Non c'era ragione di temere.
Avevo trascorso il mio tempo rincorrendomi con quegli stessi spiriti, come nebbia o come pioggia che sfiora la superficie dell'acqua. Appartenevo a quel blu profondo. Non eravamo in molte a incarnarci in corpi umani.
Osservai il mio corpo e mi soffermai ad ammirare incantata il colore trasparente della pelle, resa luminosa dai raggi del sole morente. Respirai a fondo, mentre la corrente mi muoveva come una foglia. Quanto spesso avevo riso e avevo rincorso le foglie. Era quello il mistero e il segreto della nostra lunga vita... scorrere spensierate al di fuori del tempo e del mondo umano. Nessuno poteva trattenerci o governarci, fino al momento in cui tutte noi saremmo tornate al Blu.
Rimpiansi le mie sorelle... ma forse loro erano lì, da qualche parte, a soffiare quel vento sulla mia pelle e a guidare la mia avventura.
Non succedeva spesso che una magia superiore ci rendesse umane. Ma qualcosa era cambiato e il mio tempo si era fermato: non c'era più l'infinita successione degli attimi e delle corse gioiose. Qualcosa mi aveva trattenuto. Il tempo si era impadronito di me e io... ero diventata umana.
Lentamente, mentre sorgevano le stelle, ero giunta su una riva quieta e ricca di vegetazione. Provai ad alzarmi, ma non ci riuscii. Rimasi lì, distesa sul bagnoasciuga, mentre le onde accarezzavano i miei fianchi. Scostai indietro i lunghi capelli scuri. Le mie mani sfiorarono la sottile rete di alghe che mi copriva a malapena. Non soffrivo il freddo o la stanchezza. Ero sorpresa. Mi guardavo attorno e il mondo mi appariva per la prima volta così vivido e pieno di misteri. Misteri? E io che pensavo di conoscere ogni cosa...
Il rumore della notte divenne dolce come le voci delle mie sorelle e mi addormentai, cullata da quella nenia. Sapevo che non mi avevano abbandonata.
Dormii, adagiata su un sasso concavo come il palmo di una mano. Dormii e sognai lo splendore zaffiro delle acque che mi avevano donato la vita.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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