Cittadino di Camelot
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Quel ricordo... quel ricordo scivolò tra i miei pensieri senza alcun preavviso e mi si impigliò sul cuore... sorrisi tra me e me...
“...un giorno, quando sarò un cavaliere ricco di fama e onori, avrò per me questo luogo... si, difendendolo da chiunque ne avanzi pretese...”
Quanto tempo era passato... e tante, forse troppe, cose erano successe... eppure i suoi occhi, di quell’azzurro intenso, erano più che mai chiari e vividi nella mia mente... le sue parole, la sua voce e quel suo consueto tono tra il serio e il canzonatorio continuavano ad accarezzare spesso i miei pensieri...
“...difendendolo da chiunque ne avanzi pretese...”
Sospirai... se fossimo stati in una di quelle cavalleresche storie, quelle che quel mio ramingo fratello amava leggere e raccontare da ragazzo, non avrei avuto da preoccuparmi... in una di quelle storie egli sarebbe di certo tornato ed io non mi sarei più sentita tanto sola come in quel momento...
Avevo sempre creduto in quelle storie, anche se lui sosteneva il contrario... la mia fiducia era sempre stata totale e incrollabile...
E improvvisamente un altro lontano ricordo fece breccia tra i miei pensieri...
L’aria fredda e limpida del primo mattino bagnava ogni cosa di un candore quasi irreale, ad ogni passo l’erba quasi congelata scricchiolava sotto i miei piedi, le mie mani erano ben strette dentro il manicotto.
In pochi minuti giunsi sulle sponde del lago... ma c’era già qualcuno lì...
“Maestro!” esclamai, vagamente sorpresa.
L’uomo, al suono della mia voce, sussultò.
“Talia...” disse, voltandosi a guardarmi di scatto come chi è appena stato destato da lontani pensieri “Che cosa ci fai qui?”
Lo osservai per un istante... aveva gli occhi innaturalmente lucidi e un tono di voce fin troppo basso, mi aveva guardata per appena un attimo e subito si era voltato di nuovo a scrutare l’acqua limpidissima...
“Beh... potrei fare la stessa domanda, suppongo!” risposi, andando a sedermi vicino a lui.
L’uomo non rispose, limitandosi ad un leggero movimento della testa.
“Sei triste, Maestro?” domandai dopo qualche istante.
Per qualche minuto l’uomo non si mosse e non parlò, poi lentamente...
“Sai, Talia...” iniziò a dire “Io credevo di far bene qui... ogni cosa che ho fatto, io l’ho fatta per voi... per te e per i tuoi fratelli... premiando i più meritevoli e punendo ogni atto di ribellione, credevo di essere nel giusto... E invece ora capisco di aver sbagliato tutto!”
Sospirai... le immagini del giorno precedente, il giorno nel quale quel mio fratello era partito, erano ancora ben vivide nella mia mente...
“E così sei rimasto qui al lago tutta la notte...” mormorai.
“A pensare!” rispose.
“A pensare a...”
“A lui!” mi interruppe il maestro “Si!”
Sospirò, e i suoi occhi si fecero più cupi... rimase in silenzio per qualche momento, poi riprese: “Lui è sempre stato il più ribelle tra i miei figli... ogni giorno aveva mille idee stravaganti e non temeva di metterle in pratica... era bravo, certo... capace... eppure non sfruttava le doti che possedeva, sembrava non gliene importasse nulla... per questo spesso lo punivo: desideravo solo che smettesse di essere un bambino e che diventasse un uomo... desideravo insegnargli tutto ciò che sapevo... pensavo che sarebbe potuto diventare grande... il più grande, forse! Ed invece... invece così l’ho solo fatto fuggire! Non l’ho mai capito. Non ho mai fatto il pur minimo sforzo per capirlo ed ora è tardi... mi odia, odia questo posto... l’ho perduto! Ed ho fallito il mio compito.”
Rimasi a lungo in silenzio, osservando il profilo dell’uomo che mi stava accanto... e per la prima volta compresi quanto immenso bene doveva aver voluto a quel mio fratello ribelle... per la prima volta compresi quanto doveva aver sofferto per la sua partenza... e compresi anche quanto è facile dimenticare, nell’ora della disperazione, ciò che noi stessi si è insegnato.
“Ma tu, Maestro, non hai fallito il tuo compito...” dissi, dopo qualche momento di silenzio “Lui oggi se n’è andato, certo... ma tu hai ancora il tuo compito da assolvere... il compito di aspettare, come il padre del figlio prodigo e come ogni padre... Vedi, Maestro... io non credo che ti sia mai stato chiesto di impedire ai tuoi figli di fuggire, ma ciò che ti è stato chiesto è di preparare loro la via del ritorno.”
Quando la mia voce si spense l’uomo rimase immobile per qualche momento... poi si voltò a guardarmi e sorrise.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Talia, cosa faremo per difendere il nostro diritto sul Casale?” Domandò uno dei due fratelli che la stavano seguendo, destandola così da quel lontano ricordo che sembrava volato via col vento che soffiava sul bosco.
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Quella voce mi destò da quel lontano ricordo...
Voltai appena la testa e lo osservai un momento...
“Non lo so...” mormorai “C’è ben poco che possiamo fare da soli, temo... Scriverò al Vescovo, intanto!”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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