I colpi di Bar contro il pennone, per inchiodare quella coda di crine, sembravano come scandire un lungo ed inesorabile conto alla rovescia.
Quei colpi destarono Elisabeth da quella veglia e dalle visioni che essa aveva procurato alla maga.
Il Carrozzone scivolava apparentemente tranquillo sulle calme e calde acque del Calars.
“Insomma, Bar!” Visibilmente seccato Goz. “Perché diffondere questa superstizione a bordo?”
“Superstizione?” Fissandolo il vecchio marinaio. “Capitano aprite gli occhi! Alcuni uomini sono morti a causa di una misteriosa e letale febbre! E solo perché si sono tuffati nelle acque di questo fiume! E poi, diteci… dove stiamo andando? Dove ci sta conducendo questo viaggio?”
“Bar, cosa ti prende?”
“Capitano, c’è qualcosa di oscuro!” Esclamò Bar. “Qualcosa che ci sta seguendo, o che forse è già su questa nave!”
“Stai solamente diffondendo il panico a bordo.”
“Il capitano Goz ha ragione.” Intervenendo Lainus. “Capisco che siete uomini di mare e che avete a che fare con tutta una serie di tradizioni e leggende legate alla navigazione, ma tutto questo è ridicolo! Probabilmente le acque del Calars in questo punto sono avvelenate a causa di qualche palude o stagno! Non c’è nessuna stregoneria!” Si voltò poi verso Altea. “Forse sarà meglio portare dentro la piccola Rykeira, milady… è meglio che non ascolti questi discorsi…”
Il maestro si voltò allora verso Rykeira, ma rimase stupito da ciò che vide: accanto ad Altea non vi era più una bambina, ma una fanciulla di qualche anno più grande.