Elisabeth e Daniel parlavano fra loro.
Qualcosa c’era fra i due.
Come un segreto lontano, sofferto.
Ad un tratto Isolde si avvicinò a loro.
“Come è calmo qui il fiume…” disse fissando quelle acque “… e che pace… forse qui potrei vivere serena anche io…” si voltò poi verso Elisabeth e Daniel “… mi spiace se la mia presenza è stata motivo di disagio… appena il Carrozzone approderà da qualche parte, vi prometto che scenderò e mi ritirerò nella mia solitudine… ormai ho compreso che la felicità e il calore dei miei simili non sono doni per me…” e sorrise malinconicamente.
Altea, anch’ella sul ponte, era in compagnia del suo maestro.
“Che terra fantastica…” sussurrò l’uomo guardando la sponda selvaggia del Calars “… la vegetazione appare quasi primitiva, figlia di un tempo remoto e dimenticato… chissà quante specie animali vivono nascoste in questo scenario lussureggiante…” fissò Altea e sorrise “… non vi nascondo che venderei quel pò che posseggo e fuggirei qui… qui, in questa natura incontaminata, tanto fitta e fluente che anche il Sole trova difficoltà a superarla… la terra è umida, i sassi lividi e luccicanti, levigati e ammansiti dalle calde correnti di questo fiume… avete visto i frutti che pendono dai rami? Sono grossi il doppio di quelli che crescono dalle nostre parti! E hanno colori e profumi sconosciuti ai nostri sensi! Non trovate affascinante tutto ciò, milady? Chissà quale sostanza contengono queste acque, per giustificare il loro caldo e vivifico alito…”
Ad un tratto qualcosa attirò l’attenzione delle sentinelle sul ponte.
Uno della ciurma gridò qualcosa e indicò a tutti di guardare a prua.
Una quercia, grossa forse il doppio di quelle normali, spezzata e caduta in acqua, bloccava il passaggio, rendendo impossibile proseguire oltre.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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