Vyavet fissò Chantal come incuriosito.
“A quei bastardi” disse “non è stato inflitto nulla che non meritassero… ora staranno bruciando insieme a qualche dannato satanasso all’Inferno…” si adagiò meglio che poteva su quella sedia “… non avvicinatevi, oltre…” intimò alla ragazza “… restate ferma dove siete… sono ferito, ma posso immobilizzarvi quando voglio… e poi questa ferita non è un bello spettacolo da vedere per una gentile donzella…” tradì una velata smorfia di dolore..
Chantal era come avvolta in una cappa che,seppur in modo flebile,la teneva isolata da quell'agghiacciante visione.
Non udiva le parole dell'uomo.
Non riusciva ad udirle.Giungevano e cozzavano contro quella coltre di timore e di paura nella quale si era rifigiata,esse giungevano come l'eco che si infrange sui vetri e si smorza,disperdendo il senso del suo messaggio.
Così,incurante di ciò che le aveva detto l'uomo,continuò ad avanzare verso di lui.
Forse questi provò ancora ad intimarle di non muoversi,di rimanergli lontana,ma Chantal non l'udiva,non udiva niente se non il suo petto affannoso ed il suo sangue a percuoterle violentemente le arterie..
Eppure,ad un tratto..sentì come se il cuore avesse arrestato d'improvviso i suoi battiti.
Fu quando si ritrovò così vicino all'uomo che potè toccarlo.
Gli occhi della ragazza erano immobili in quelli di lui,come inchiodati da qualcosa che non le permetteva di separsene,e le impediva di chinare il capo o serrare le palpebre.
Allora,improvvisamente,si fece forte il suono della smorfia di dolore dell'uomo,così forte che giunse alle orecchie di Chantal come un fragoroso ed improvviso frastuono.
Come se l'aura che l'aveva avvolta,e che le impediva di udire i rumori e le parole di quella circostanza,si fosse,improvvisamente,spezzata,infranta,rotta come un'ampolla di cristallo che si frantuma.
Si chinò piano sull'uomo.Così piano,così lentamente che i suoi occhi non si staccarano mai da quelli dell'uomo.
E con la stessa lentezza,la stessa flemma,mosse la mano per portarla a scoprire il lembo della camicia dell'uomo.
Che inspiegabile sensazione l'attraversò.
Si muoveva con flemmatica leggerezza ma la sua mano tremava,tremava così tanto che la rouche della manica si posò,coi suoi candidi merletti,sulla ferita,inzuppandosi un poco di sangue,prima ancora che la mano riuscisse a scoprire lo squarcio.
Chantal guardò lentamente quella goccia rossa impregnare la bordura dela sua camicia,ma non ritrasse la mano,pur ancora tremante come una foglia sebilante al vento.
Forse quello fu l'unico istante in cui i suoi occhi si staccarono da quelli dell'uomo che le stava di fronte per passare dalla sua manica impregnata alla ferita al petto dell'uomo.
E poi ritornare in quelli dell'uomo.
E le bastò quel frangente per rendersi conto che trattavasi di una ferita importante,grave,mortale.
Lasciò i suoi occhi in quelli dell'uomo che,a sua volta,aveva ceduto,in parte,al dolore che il taglio gli procurava.
Fu allora che la ragazza disse:"Ho visto curare una ferita simile.Credo di essere in grado di poterlo fare."
Poi,prese a scoprire piano il petto dell'uomo.
Si sentì fermare le mani da un gesto inconsulto e forte dell'uomo,bloccando le mani della ragazza nelle sue,ma le mani di Chantal tremavano così tanto che,a quel tremore,l'uomo si arrese,ritrasse le sue grosse grose e robuste da quelle della fanciulla piccole e incerte,e lasciò che continuasse,agonizzante per il dolore che la ferita gli procurava.
Chantal colse quel gesto come una sorta di fiducia affidatale da quell'uomo così sicuro,eppure debole ora che soffriva.
Non doveva essere malvagio,pensò.
Ma aveva ucciso.
Aveva ucciso senza pietà e senza cogliere incertezza nella sua mano assassina.
Eppure,avrebbe potuto lei giudicarlo?
Lei,figlia di un cavaliere,un comandante della guardia reale che aveva trovato nella spada e nelle vite spezzate la giustizia infinite volte?
Quel pensiero la turbò.
Si scosse,lungi da lei assimilare un fuggitivo,un ladro forse,alla venerabile per lei figura cavalleresca di suo padre!
Ma,in quel frangete,di fronte a lei vedeva un uomo.Un uomo come lo era suo padre.Un suo simile,con le paure e le debolezze di una creatura imperfetta,e sofferente.
Non sarebbe stata lei,dunque,a giudicarlo.
Non in quel momento che egli era ferito mortalmente.
Inspirò profondamente fino a che l'odore del sangue di quella ferita gli salisse nella mente e raggiungesse i suoi pensieri.
E,continuando a scoprire la ferita,e slacciando la camicia dell'uomo,aiutandolo,infine,a sfilarsela debolmente fino a rimanere a torso scoperto,ripensò alla sua domanda.
“… non mi sembra di aver compreso il vostro nome… forse perché non l’avete rivelato… e non credo sia buona educazione celare il proprio nome, milady… e poi io sono un tipo all’antica e mi piace conoscere il nome della dama che mi offre la sua cortese compagnia… come vi chiamate? E badate che non rifarò ancora questa domanda…”
"Il mio nome potrebbe essere l'ultima cosa che sarete in grado di apprendere se,nel curarvi di esso,lascerete che quella ferita vi dissangui.."
Chantal,allora,si alzò piano e cominciò ad adagiare legna sulla brace che stava oramai spegnendosi.Piano piano,pose piccoi rametti,poi legna un po' più grossa prelevata dalla cesta posizionata di fianco al focolare.
Aveva colto,oramai,arrendevolezza nella superbia di quell'uomo.
Mente attendeva che il fuoco prendesse piede,si tolse la veste da camera che aveva indossato sopra la bianca e leggera camicia da notte e la distese sull'uomo.
Gli coprì il petto e riprese a governare il fuoco.
La fiamma si ravvivò velocemente e con la stessa velocià chantal,riscandata da quel fuoco che aveva preso a scintillare anche nei suoi occhi,inspirò fortemente ed imboccò la forza che le perimese di pronunciare apertamente il suo pensiero:"Porgetemi il vostro pugnale,ve ne prego.."
Comprese che l'uomo avesse ragione nel guardarla con perplessità e dubbiosa incertezza.
Chantal,allora,glielo strappò di mano,senza spiegare le sue intenzioni.
L'uomo tentò di immobilizzarla,ma era così sofferente per la sua ferita che gli mancarono la forza ed il fiato.
Chantal prese il pugnale e depose la sua lama nella brace ardente del fuoco che oramai illuminava tutta la stanza,anche il suo volto pallido,e quello dell'uomo,deturpato dal dolore e dal sudore.
Poi,si mosse verso la credenza,prese l'infuso alcoolico più forte che fosse presente in casa,sentiva la forza mancarle nelle gambe,ma,pur tremanto,giunse di nuovo a lui,si chinò sul suo corpo oramai inerme,posandosi con le ginocchia verso di lui,all'altezza del petto e la sua schiena al fuoco,e fece bere l'uomo,sorreggendogli la testa con una mano e reggendo con l'altra la bottiglia.
"Ingoiatente quanto più ne potete.."Disse Chantal.
Questi bevve.Bevve senza esitazione nella speranza di lenire l'agghiacciate dolore.
Poi,Chantal scoprì il petto dell'uomo facendo scivolare piano la sua veste da camera dalle spalle alle gambe del ferito,perchè continuasse a tenergli caldo.
Prese il contenuto della bottiglia,ne versò sulla ferita vivamente sanguinante e strinse un momento la mano dell'uomo.
Questi sussultò per il bruciore,e quando si fu calmato e aveva ripreso fiato,Chantal,ancora con le mani che non accennavano ad abbandonare il tremore,strinse i denti e ripetè un'azione che aveva visto fare una volta a suo padre,emulandolo in tutto e per tutto.Prese il pugnale dalla lama rovente e lo posò per un infinitesiame istante,sulla ferita aperta dell'uomo,sottraendolo,poi,alla carne con un gesto rapido e sicuro.
L'uomo urlò disperatamente,tentando di sottrarsi,inutilmente,a quel male che le stava procurando il ferro rovente.
Ma era debole,così debole,che,pur respirando affannosamente,non riuscì a sottrarsi alle intenzioni della ragazza.
Tuttavia,non perse i sensi.
L'acre odore della pelle che bruciava,frammisto al sangue che si era riversato dalla ferita,creò un'aria dall'emanazione nauseabonda che Chantal,per un momento,avvertì come un riflessivo contato di vomito.
Chiuse gli occhi un momento,allora,si portò il braccio al viso per coprirsi il naso e la bocca,lascciando che il fresco profumo della sua veste notturna,bianca e candida,scacciasse un momento quell'odore di dolore e ferita,frammisto a quello di morte che s'era formato nella stanza.
E guardò la ferita e ciò che lei le aveva procurato.
Ci era riuscita.
Riaprì gli occhi e vide che era stata in grado di farlo.
Sorrise appena,tirando un sospiro di sollievo.
Creando quella bruciatura sulla ferita al petto dell'uomo era riuscita a bloccare la colata di sangue che si riversava copiosa da essa e che sarebbe stata causa certa di morte per lui.
Chental guardò l'uomo,strinse il pugnale accompagnando con la sua mano nella mano dell'uomo,ella stessa costrinse le dita di lui sul manico del pugnale.
Questi,infatti,non aveva più forze in seguito a tanto strazio.
"Vi ho ridato ciò che è vostro.."Disse Chantal fissando l'uomo con un'inaspettata compassione per il male che percepiva svivolare dagli occhi di lui.
Poi gli asciugò la fronte dal sudore con un lembo della camicia della quale aveva svetito l'uomo e,allontanandosi piano da lui,si tolse la catenina dal collo.
Una catenina che recava un piccolo ovale di porcellana sul quale era stata ritratta l'immagine della Vergine.
Chantal lo portava sempre al collo perchè la Vergine vegliasse su di lei.
Guardò quell'ovale che pendeva dalla catenina come una goccia,lo strinse nella sua mano e poi lo posò nella mano libera dell'uomo che aveva appena curato.
E gli strise forte anche quella mano,così come aveva fatto con quella che aveva accolto il pugnale.
Strinse la mano forte e grande dell'uomo,sporca di sangue assassino,nella sua,piccola,fragile e tremante.,affinchè accogliesse quel che lei gli stava donando:
"Avrete questo.."Disse la ragazza,avvicinandosi di nuovo a lui posando gli occhi in quelli dell'uomo e stringendo forte nelle sue la mano dove aveva posato il ciondolo,"..in cambio del mio nome."
Infine,la ragazza sentì il bisogno di ritrovare le sue forze,aprì piano la finestra affinchè filtrassero i primi lumi dell'alba attraverso la fenditoia,accolse con cura nelle mani la piccola creatura che aveva trovato rifugio sul davanzale e,mentre la guardava,seduta nella penombra che ancora regnava della sala,a capo chino espresse la sua preghiera all'uomo ferito:"Lasciate che ora raggiunga mio padre,ve ne prego.."