Tutti loro erano davanti a quella croce piantata nel terreno.
Talia al centro e gli altri fratelli intorno a lei.
Il vento, freddo e asciutto, soffiava inclemente sul giardino e sembrava volersi portare via le loro lacrime.
Ad un tratto, uno di loro corse in casa e ritornò dopo alcuni istanti.
Aveva con sé una spada.
“La spada del maestro…” sussurrò in lacrime “… cosa ne facciamo?”
Nessuno rispose.
Il ragazzo allora li fissò tutti, compresa Talia.
“Cosa ne facciamo?” Domandò di nuovo. “Nessuno di noi è degno di possederla e impugnarla… non siamo ancora cavalieri…”
Nestos allora fissò Talia e gesticolò…
(Il maestro l’aveva destinata a uno fra i suoi due migliori apprendisti... loro due erano i primi tra noi... Fyellon aveva padronanza della sua abilità, era freddo e scaltro…mentre invece l’ardore, l’impulsività e l’istinto erano la forza di…)
“Cosa sta dicendo Nestos?” Chiese uno dei fratelli a Talia, interrompendo Nestos. “Forse lui sa cosa dobbiamo farne di questa spada?”
“Cosa può saperne lui!” Esclamò quello che aveva con sé la spada. “Lui non sarà mai un cavaliere! Non s’intende di armi! Direi di lasciarla qui… accanto alla croce... cosa ne dite?”
Tutti annuirono.
“Sei d’accordo anche tu, Talia?” Chiese poi anche alla ragazza.
Ma proprio in quel momento, mortificato dalle parole dei suoi fratelli, Nestos corse via, in lacrime, per chiudersi nel Tempio.