Erano tutti attorno al letto di Talia.
Tutti in pena e con gli occhi bagnati da lacrime.
Poi, nel vederla riprendere i sensi, sorse fra loro anche qualche lieve sorriso.
“Sorellina…” mormorò uno di loro “… il maestro…” e scoppiò a piangere.
Allora, fra loro, si fece avanti Nestos.
Era un ragazzo dall’aspetto bonario e rassicurante.
Non era mai stato portato, a differenza di tutti gli altri suoi fratelli, per le arti cavalleresche.
Ma amava leggere.
Leggeva di continuo.
I libri erano stati tutta la sua vita.
Nestos aveva però una limitazione: era muto.
Nessuno ne conosceva le ragioni.
Quando il maestro lo raccolse, ancora piccolo, dalla strada, era già incapace di pronunciare parole.
Comunicava, così, solo attraverso il linguaggio dei segni.
E solo il maestro e Talia riuscivano a comprenderlo.
Il ragazzo, allora, si avvicinò alla ragazza e con i suoi gesti le parlò del maestro…
(Talia… è terribile…) gesticolando (… il maestro… tornando… l’abbiamo trovato morto… morto nella cappella... e nessuno riesce a spiegarne i motivi... oh, sorellina… tu sei rimasta per tre giorni senza conoscenza… sono giunti alcuni monaci di un convento vicino e hanno sotterrato il maestro… ora riposa nel giardino del casale…)
E in lacrime si buttò fra le braccia di Talia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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