La carrozza proseguiva a passo regolare, tra i dossi e i saliscendi della stradina che diveniva sempre più sentiero, man mano che si addentrava nella campagna.
Missan era con il cocchiere ed un altro soldato davanti, mentre Renart ed un secondo soldato erano dentro con i prigionieri.
Altri due militari a cavallo seguivano il carro.
“Ricordi quando vi mostrai quel giochetto di prestigio?” Mormorò Guisgard all’altro prigioniero.
“Si, alla festa di lady Blakney…” accennando uno stanco sorriso questi.
“Zitti, carogne!” Intimò loro Renart.
“Non ti piace la magia?” Sorridendo Guisgard. “Può essere divertente, sai? Anche il teatro è un po’ magia.”
“Sta zitto!” Gridò Renart.
“Aspetta…” intervenne il soldato “… vediamo cosa sa fare… mostraci qualcosa, così da rompere questa noia…”
“Beh, detta così…” mormorò Guisgard “… potrei improvvisare un trucco che mi insegnò un fachiro indiano… quando si liberò dalle catene che lo tenevano legato ad una colonna… vediamo se ricordo la formula…” fingendo di riflettere Guisgard “… ah, si… Sabù Wakemè!” E mostrò le mani libere dalle corde.
E approfittando dello stupore generale, trafisse il soldato, con lo stiletto di Talia, per poi lanciarsi su Renart.
Scoppiò così una colluttazione tra i due.
Renart afferrò la mano di Guisgard e tentò di ucciderlo con la sua stessa arma, ma l’inglese riuscì ad avere la meglio, puntando lo stiletto al cuore dell’attore.
“Ricordi quando dissi che ti avrei ucciso per ultimo?”
“Si…” ansimando Renart “… l’hai detto… l’hai detto…”
“Beh… ti ho mentito…” disse Guisgard, per poi trafiggerlo a morte.
Liberò allora il suo compagno.
“E ora?” Chiese Questi.
“Usciamo dai finestrini…” rispose Guisgard “… tu da sinistra ed io da destra…”
Così facendo presero di sorpresa i tre al posto di guida.
Missan ebbe solo il tempo di gridare.
Si avvicinarono allora i due soldati a cavallo, ma, saltando addosso a quelli, Guisgard ed il suo compagno li misero fuorigioco.
Missan allora, vistosi perduto, prese il comando del carro e cominciò a correre come un ossesso.
Guisgard ed il fedele compagno si lanciarono all’inseguimento ed essendo più veloci raggiunsero e risalirono sul carro.
“Maledetti!” Gridò Missan, immobilizzato dai due.
“E’ finita, Missan…” mormorò Guisgard.
Ma proprio in quel momento arrivarono alcuni soldati a cavallo: era il plotone col boia.
Missan li accolse con una trionfale risata.
“Per voi è finita!” Urlò.
I soldati circondarono il carro.
“Portateli nella campagna e decapitateli!” Ordinò Missan. “Il Giglio Verde è stato sconfitto!” Fissando Guisgard portato via dai soldati.
Missan restò così da solo, in attesa che i soldati eseguissero quella condanna.
Si sentiva ormai il padrone della repubblica: non c’erano più né il Giglio Verde, né De Jeon.
Ma ad un tratto udì dei passi.
“Sapete, amico mio…” disse Guisgard “… mi sono tornati in mente i versi che volevo recitarvi prima…”
Con lui c’erano anche i soldati.
“Ma…” mormorò stupito Missan “… cosa è successo?”
“I miei uomini” sorridendo Guisgard “hanno pensato bene di prendere le uniformi dei vostri soldati, dopo averli accoppati un’ora fa.”
E tra i suoi fedeli compagni, l’inglese fissava implacabile il Ginestrino ormai rimasto solo.