Dal pubblico, visto i modi incerti e restii di Tafferuille, cominciarono ad arrivare i primi mormorii.
L’uomo dalla maschera variopinta sembrava inchiodato su quel palcoscenico, assolutamente incapace di prendere qualsiasi decisione.
Poi, finalmente, la bella musa comica, accortasi dell’insolito imbarazzo di Tafferuille, recitò alcune battute improvvisate, volte a sollecitarne una qualche reazione.
E nel recitare quel fuori copione, Talia si avvicinò a lui.
Alle loro spalle, con la testa che sbucava dal sipario, Essien inveiva contro Tafferuille, contro se stesso e contro l’intera tradizione teatrale, da Aristofane e Menandro, fino a Plauto e Terenzio.
Il pubblico cominciò a rumoreggiare per quell’inspiegabile attesa.
“Ecco, lo sapevo…” mormorò Essien ritirando dentro il sipario il suo testone truccato e mascherato per l’occorrenza. “… è finita… non reciteremo mai più…”
Tafferuille continuò a guardarsi intorno, stravolto e quasi intontito, fino a quando il suo sguardo non raggiunse di nuovo la bella Colombina.
La nostra graziosa musa comica lo fissava a sua volta, sorridendo e sospirando.
E più sospirava, più appariva deliziosa, facendo ondeggiare i suoi bellissimi capelli chiari, mentre gesticolava per il suo sentimento amoroso.
Tafferuilla ora poteva vederla molto meglio e si accorse che i suoi occhi non erano né azzurri, né verdi, ma di un intenso color nocciola.
Ma mai, amici lettori, degli occhi nocciola parvero tanto infinitamente più luminosi e belli di mille e più scintillanti occhi chiari.
Talia era lì, che sospirava per l’amato.
Ma Tafferuille ora doveva dire e fare qualcosa.
Tutti ormai pendevano da una sua reazione.
Fece allora l’unica cosa che sentì di poter fare.
“Si… porto un messaggio…” disse a Talia.
E, senza aggiungere altro, abbracciò la ragazza, per poi baciarla con una passione che Renart, e forse nessun altro, mai avrebbe potuto eguagliare.