Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Era un bel pò, per motivi di tempo, che non mi fermavo ad ascoltare i vostri versi, messere.
Adoro leggere le vostre poesie, con quel loro linguaggio austero e quel senso di "antico" che emanano.
"Amore Lontano" mi ha forse colpito più di tutte.
Trovo molto struggente la divisione con cui scandite il tutto: speranzosa la prima parte, rassegnata la seconda.
E volevo chiedervene il motivo: l'amante cosa crede veramente?
L'amata è davvero perduta?
Però, permettetemi, mio buon poeta, stento a credere che tutto sia stato davvero nocivo.
Almeno così voglio sperare in cuor mio 
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Salve amico. Per rispondere: non fu nocivo l'aver amato: mai esso è nocivo. Il nocivo vien dopo, quando il tutto è perduto, ed ora sì, tutto è perso. L'aver amato quella dama mi ha reso mesto più che mai. Son ora passati quattro anni ed ancor essa è in me,ogne dì, sempre, anco s'essa guarda altrove. Ad essa dedicai anche un'altra poesia, questa:
L’ AUGELLO INNAMORATO
Fermo il passero su di un ramicello
Rivolge il mesto guardo all’orizzonte,
Dove perisce il dorato ruscello:
Là, dove degli Ernici sorge il monte.
S’ ode del bosco la quiete, ed ello
Sospira vederla inceder sul ponte:
Desia, ma l’ incanto non è quello
Del sole baciante all’ alba la fonte.
Quel bacio al maitino più non indora
Quel ansimante cuore di gioventù,
Quando ardente sì cantava ognora
Di dolci baci che volgono lassù:
Là, dove lei canta, ama ma ignora
Un passero che gioire non sa più.