Gaynor era rimasta da sola in quella stanza che sembra uscita da una novella de Le mille e una notte.
Ovunque vi erano dipinti, anfore, pelli di animali e monili che ricordavano l’Estremo Oriente.
In ogni oggetto c’era un senso di ricchezza e nobiltà.
Come se la presenza del misterioso Anfitrione echeggiasse costantemente in quell’ambiente.
A tratti, Gaynor sembrava quasi ancora avvertire i suoi occhi azzurri su di lei, insieme al tocco, delicato e sensuale delle sue mani sulla morbida e vellutata pelle che ora era avvolta da quella preziosa clamide.
All’improvviso qualcosa sembrò destarla dai suoi pensieri.
Era uno dei dipinti appesi alla parete.
Raffigurava un insolito e bellissimo fiore.
Un fiore che nessuno aveva mai visto prima d’ora.
“Salute a voi, milady…” entrando in quel momento un servitore “… sono Jaym e sono ai vostri ordini…”
E restò a fissare Gaynor, mentre lei era ancora accanto al fiore del dipinto.