Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Il Sole illuminava quella mattina ad Ostyen.
Talia era davanti al carrozzone, dopo aver trascorso quella notte inquieta.
Il resto della compagnia era tutto impegnato in varie faccende: chi preparava i costumi, chi il trucco e le maschere.
Qualcuno, mentre faceva queste cose, ripeteva una parte che in verità conosceva fin troppo bene, ma che l’ansia aveva offuscata.
“Avanti, miei prodi!” Esclamò Essien, come a voler rinvigorire l’umore dei suoi. “La fama ci attende! E badate che se passa, poi non torna più in dietro!”
“Tra un po’ saremo pronti per la sfilata.” Disse Gobert al vecchio Pantalone.
Ad un tratto una mano afferrò il braccio di Talia e la tirò via da quel via vai.
“Allora, chi è?” Fece Renart fissandola negli occhi. “Chi è che ami? Tanto lo so, c’è qualcun altro. Per questo non mi vuoi. Avanti, dimmelo. Tanto lo scoprirò da solo.” I suoi occhi erano cupi. “Dì la verità… è quel buffone, vero? Quell’idiota che non mostra mai la sua faccia? Si, è Tafferuille. Non è difficile capirlo. Ma sappi che se non sarai mia, non sarai di nessun altro.”
“Ehi, voi due!” Interrompendoli Essien. “Cosa ci fate qui dietro? Provate qualche scena d’amore? Badate che lo spettacolo è stasera. Avanti, su, ora ci sarà la nostra entrata in scena. E sarà degna della celebre compagnia del Miles Gloriosus.”
La compagnia così, salita sul carrozzone, si diresse per le strade della città.
Tutti erano abbigliati col loro tipico costume da scena e nel vederli la gente cominciò a radunarsi lungo le vie cittadine.
Gobert percuoteva un grosso tamburo, mentre Tissier guidava il carrozzone e motteggiava tipiche espressioni derivate dalla celebre fabula Togata di tradizione latina.
Essien gli era accanto e lanciava coriandoli a coloro che seguivano da vicino il carro.
Talia e Fantine, all’interno del carrozzone, dalle finestrelle sorridevano e salutavano gli spettatori in strada.
Talia, l’innamorata e sognante Colombina, abbigliata con i colori della Primavera, appariva meravigliosa ed incantevole, capace di far perdere la testa a qualsiasi eroe o protagonista mai apparso sulla scena di un teatro.
Renart, invece, stava dietro, appoggiato sulla parte posteriore del carrozzone.
Indossava una divisa militare molto appariscente, spada che pendeva dal cinturone e cappello piumato.
Molti degli sguardi delle donne di Ostyen erano per lui e davanti a quel tributo della sua avvenenza, il giovane sembrava, almeno per il momento, dimenticare l’astio causatogli dal rifiuto di Talia.
Sul tetto del carrozzone, infine, c’era Tafferuille.
Col suo costume variopinto, la lunga spada d’Aragona, gli stivali da lanciere asburgico, il mantello gigliato di Francia, il basco piumato e l’immancabile maschera a celarne il viso.
La compagnia attraversò la città, attirando l’attenzione di tutti.
E finita quella processione, si ritrovarono nello spiazzo che avevano scelto per accamparsi.
“Abbiamo diverse ore prima dello spettacolo, Essien.” Disse Tafferuille. “E come pattuito andrò ad assistere alla parata.”
“E sia, ma non bere prima dello spettacolo.” Si raccomandò Essien. “Intensi?”
Tafferuille annuì e prese la strada verso la Place des Martyrs.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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