Discussione: Il Giglio Verde
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 07-11-2011, 14.43.40   #1039
Talia
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Talia
Registrazione: 08-04-2010
Residenza: Ignota ai più
Messaggi: 2,235
Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Quella notte dormii poco e male.
Probabilmente non ero la sola, nel carrozzone, ad avere problemi di insonnia quella notte... ma a me non era soltanto la tensione per lo spettacolo del giono dopo a tenermi sveglia...
Immagini confuse si accavallavano nella mia mente... Colaubain, il monastero, la mia vecchia stanza all’Istituto, Renart e la sua sconsiderata proposta, Philip, soeur Amélie, gli occhi blu cerulei di Tafferuille che avevo avvertito di nuovo su di me durante il discorso di Essien...
Mi svegliai spesso, continuando a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola bianche e profumate, per poi cadere di nuovo in un sonno agitato...

Correvo...
Immagini confuse si confondevano nei miei occhi, immagini rese sfocate da quelle cocenti lacrime di rabbia che mi bagnavano gli occhi e mi solcavano le guance...
Non sapevo dove stavo correndo e forse neanche mi importava, non avevo minimamente badato alla suora che avevo quasi travolto nel cortile del monastero, non avevo badato alle sue grida e ai suoi richiami... probabilmente quella suora in quel momento era già corsa dalla Madre Superiora per informarla del mio insolito comportamento, ma a me non importava. Probabilmente mi avrebbero attesa cariche di domande e di rimproveri, ma a me non importava. Probabilmente avrebbero mandato qualcuno a cercarmi, ma a me non importava. A me, in quel momento, non importava più niente di niente.
Mi sentivo male... mille e più pensieri si confondevano nella mia mente... le parole che l’anziana Soeur Loanne mi aveva detto qualche minuto prima, appena prima di morire in pace con se stessa, mi risuonavano ancora forte nelle orecchie... cercai di non pensarci ma non ci riuscivo... altre lacrime roventi mi solcarono le guance... mi sentivo tradita e confusa, mi sentivo come se tutto il mio mondo fosse crollato in quell’istante.
E in quel momento, forse per la prima volta in vita mia, mi sentii sola.
Sola...
Ero sola... completamente sola al mondo.
Mi sentivo tradita dalle suore con cui ero cresciuta. Sentivo di non aver più avuto un amico da quando Philip, anni prima, aveva lasciato Colaubain per andare a vivere in città presso quel suo ricco zio.
Sola...
Quella parola, quel concetto continuavano a fischiarmi nelle orecchie...
E fu così, quasi senza sapere come, che mi ritrovai in quel prato ai bordi della cittadina nel quale, già da diversi giorni, era apparso quel carrozzone e quegli strani personaggi che con tanta forza avevano attratto la mia curiosità.
Non sapevo per quale motivo i passi mi avessero portata proprio lì... tuttavia, quasi senza pensarci, mi accoccolai dietro un albero poco distante e mi misi ad osservarli.
Personaggi curiosi... ridevano e piangevano, gridavano e sussurravano, si atteggiavano a gran signori o a buffi servitori un po’ goffi... abiti colorati... maschere variopinte...
Spesso, negli ultimi giorni, ero sgattaiolata fuori per spiarli... incuriosita e affascinata...
Quel giorno, tuttavia, c’era un’insolita immobilità nel gruppo.
Se ne stavano seduti, chi con la testa tra le mani e chi borbottando scontento, si muovevano con lentezza e rassegnazione...
Rimasi ad osservarli per qualche momento finché, per caso, uno di loro mi notò.
“E tu chi saresti?” domandò l’uomo, avvicinandosi a me e scrutandomi con curiosità.
“Talia!” risposi, asciugandomi in fretta gli occhi ancora pieni di lacrime.
“Talia... e poi?”
“Talia e basta, che vi stia bene o no!” sbottai risentita.
Lui mi scrutò per un attimo, poi un leggero sorriso gli increspò le labbra...
“Va bene, mademoiselle ‘Talia e basta’... che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a casa? I tuoi genitori saranno in pensiero...”
“Non ho né genitori né una casa!” dissi, sentendo di nuovo quel dolore lancinante squarciarmi il petto “Sono sola!”
“Sola?” domandò lui, sollevando le sopracciglia con stupore “E posso domandarti dove vivi, dunque?”
“All’Istituto!”
Lui mi osservò...
“E ‘l’Istituto’ sarebbe come un orfanotrofio?”
“Si...” annuii “L’orfanotrofio annesso al monastero di Saint Germaine, là sulla collina, e amministrato dalle suore!”
“Capisco...” annuì lui “E quelle tue suore non saranno preoccupate ora?”
“No!” ringhiai, con più durezza di quanta non fosse necessaria.
L’uomo mi studiò per qualche momento... aveva occhi vigili e indagatori sotto quelle sopracciglia cespugliose...
“E voi, invece?” chiesi, tanto per distogliere da me la sua attenzione “Voi chi siete?”
“Oh, ma certo...” disse lui, come se si fosse appena accorto di aver fatto qualcosa di molto grave “Ma certo... perdonami, mademoiselle, per tanta scortesia... ebbene, il mio nome è Essien. Di professione attore. E questa che vedi è la mia compagnia: Gobert, Tissier e madame Fantine.”
Mossi gli occhi tra loro, poi tornai a posarli sull’uomo di nome Essien...
“Attori!” mormorai “E perché, allora, non state provando qualche spettacolo?”
Lui piegò impercettibilmente la testa prima di rispondere, quasi a cacciare un brutto pensiero...
“Domanda interessante!” disse, con appena una punta di sarcasmo “Ma vedi... purtroppo abbiamo avuto qualche piccolo problema... uno dei nostri attori ci ha lasciati il mese scorso per andare a lavorare presso un ricco signore e già la nostra compagnia era rimasta leggermente menomata... adesso, poi, anche la nostra giovane attrice, colei che era la nostra ‘dama innamorata’, ci ha piantati...”
“Perché?” chiesi.
“Oh...” mi rispose, quasi con noncuranza “Come in ogni copione che si rispetti, ha creduto di trovare l’Amore e la Felicità ed è fuggita con lui... solo che in questo caso l’eroe di turno è un mammalucco, tronfio e danaroso... Eh, che vuoi farci, mia giovane amica? Tra la vita ed il teatro, come vedi, non vi è poi molta differenza... e tutti noi chi siamo, se non maschere che giocano all’improvvisazione su questa sorta di grande palcoscenico a cielo aperto?”
Lo fissavo a bocca aperta... i miei occhi spalancati diventavano vieppiù grandi e lucidi mentre lo osservavo... quell’uomo era totalmente diverso da ciò che ero abituata a conoscere e quella sua diversità, la libertà che la sua vita sembrava promettere, quella sua bizzarra e irrefrenabile eloquenza avevano su di me, appena più che bambina e cresciuta all'ombra di un monastero, un fascino senza posa...
“Posso venire con voi?” domandai ad un tratto, interrompendolo.
Per un istante mi parve di averlo colto di sorpresa, sollevò le sopracciglia e mi squadrò perplesso: “Come?” chiese gentilmente.
“Potrei prendere io il posto dell’attrice che avete perduto!” dissi di getto, quasi senza pensare.
La sorpresa sul suo volto si intensificò per un istante, poi sorrise: “Mia giovane amica, io capisco che questa nostra vita possa sembrarti...”
“Monsieur...” dissi, prima che potesse continuare “Non ho mai recitato, lo confesso... ma sono sveglia e imparo in fretta! Vi prego!”
L’uomo mi scrutò per qualche momento...
“Piangevi quando sei giunta qui!” disse soltanto.
Io annuii, certa che sarebbe stato più che inutile mentire.
“Sei sicura che non sia solo per quello che ora vuoi venire con noi? Sei sicura che non te ne pentirai in fretta?”
Ignorai la prima domanda, ma concentrai i miei occhi nei suoi e dissi, con convinzione: “Non mi pentirò!”
Essien mi valutò per un lungo momento ancora, un momento infinito durante il quale io rimasi immobile di fronte a lui...
“Va bene, signorinella!” disse infine, con un piccolo cenno della mano “Vieni che ti presento il resto delle famiglia!”
Ed era quello che era stata la compagnia da quel giorno in avanti: la mia famiglia.

Mi svegliai di soprassalto...
Erano anni che non ripensavo più a quel giorno, il giorno nel quale avevo lasciato Colaubain e avevo iniziato una nuova vita... una nuova vita per tentare di sfuggire dai dolori di quella vecchia per poi scoprire, anni dopo, che ero scappata dalle cose sbagliate... scoprire che tutto ciò che facevamo presto o tardi ci si ritorce contro... scoprire che, per quanto ci si sforzi, non si può cancellare il passato e non lo si può cambiare...
E ora ero lì... come se ogni mia singola scelta, dal giorno in cui avevo lasciato Colaubain e le persone che mi erano state care fino a quel momento, avesse concorso a portarmi lì... ad Ostyen... con la coscienza macchiata dal senso di colpa ed il cuore pietrificato dalla rabbia e dal dolore.
Era giorno ormai, sentivo molte voci ed un gran viavai fuori dal carrozzone... in fretta, quindi, mi alzai e, dopo essermi preparata con cura, uscii all’aperto.
__________________
** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

Talia non è connesso