Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 04-11-2011, 02.42.25   #1009
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Nel Palazzo della Ginestra...

“Io partirei con un tono drammatico, ma solenne!” Esclamò il grasso ruffiano. “Qualcosa di molto teatrale… non so, Seneca. Si, Seneca andrà benissimo! Per Giove, perché non ci ho pensato prima!”
“Fedont, il grasso ti è arrivato al cervello!” Ridendo l’arguto Margutte. “Guarda che bisogna parlare al popolo, non agli studenti dell’Accademia! La maggior parte del tuo uditorio di domani neanche conosce il nome di Seneca!”
“Allora scrivilo tu un discorso decente!” Replicò risentito Fedont. “Io ci rinuncio! Sembra sia diventato complicato anche parlare alle gente comune! Al diavolo il popolo!”
“Non sei molto democratico, amico mio!”
“In malora anche tu, dannato!” Fissandolo Fedont.
“Non azzuffatevi per questo, amici miei.” Intervenne De Jeon, interrompendo così quel principio di zuffa tra i suoi due amici. “Non mi occorre alcun discorso scritto per domani. Per parlare al popolo i miei occhi dovranno essere puntati sui volti della gente, non su un foglio scritto.”
“Cosa intendi dire?” Chiese Fedont.
“Quel che ho detto, mio buon Demostene.” Rispose De Jeon asciugandosi dopo essere uscito dalla tinozza. “Devo rendermi conto dei loro stati d’animo, dei loro umori.”
“La fola è come una bestia feroce.” Mormorò Fedont. “E con le bestie non si ragiona.”
“Sentitelo, il filosofo!” Ridendo Margutte.
“Si, ma una bestia può essere domata.” Replicò De Jeon. “Ed è quello che farò… plasmerò i loro stati d’animo… li trascinerò col mio impeto e li sfinirò con la mia passione. Ruberò loro le anime e i cuori, se sarà necessario. Li catturerò adoperando i loro stessi desideri. Userò i loro sogni per attrarli a me e li svuoterò di ogni volere, così che il mio volere sarà il loro volere ed allora vedranno il mondo con i miei occhi. Ed io descriverò quel mondo a mio piacimento.”
“Potresti incantare e sedurre qualsiasi donna, amico mio.” Fissandolo Margutte.
“Vi è forse donna più affascinante e sensuale di una folla?” Sorridendo De Jeon.
“Neanche Cesare e Augusto possedevano una dialettica come la tua, Philip.” Quasi estasiato Fedont.
Philip De Jeon rise di gusto.
In quel momento entrò un funzionario.
“Ecco i documenti che attendevi, repubblicano De Jeon.”
De Jeon li guardò e poi congedò il funzionario.
“Cosa sono?” Chiese Margutte.
“Attendo da settimane la convalida delle liste di proscrizione da parte di Missan” rispose De Jeon “e visto l’inspiegabile ritardo, ho pensato bene di richiedere la convalida direttamente al Senato.”
“Capisco…” mormorò Fedont “… allora, immagino, questa fretta avrà di sicuro una giusta motivazione…”
“Si, amici miei.” Annuendo De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, ci sarà un’esecuzione davanti al popolo.”
“Forse qualche pezzo grosso?” Domandò Fedont.
“Si, un nemico della repubblica e del popolo.” Rispose De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, avremo definitivamente cancellato l’ultima toga nera da questo paese. E quello sarà il nostro trionfo!”




Intanto, nella Place des Martyrs, Talia vagava in balia di indefiniti ed impenetrabili stati d’animo.
Almeno per noi, amici lettori.
Basta descrivere il volto di una donna per conoscere e comprendere ciò che ella prova?
Forse.
Dipende da come la si guarda.
Talia, sotto gli ultimi riflessi del Sole morente, sembrava offrire i suoi occhi ad una strana ed enigmatica luce.
Forse la stessa luce adagiata come un alone lontano perso lungo l’orizzonte, che come un immaginario tratto disegna i contorni di un mondo che appare infinito.
O forse come quella luce incerta che penetra da una finestra con l’approssimarsi dell’aurora, capace di rivestire ogni cosa senza però svelarne la forma e l’essenza.
Ma anche quella pallida luce che si abbandona sul mare, seguendo e disegnando la scia lasciata dalla Luna.
E mentre la ragazza camminava sotto quel palco, avvertì come una sensazione.
“Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.”
Aveva un cappuccio sotto il quale celava il suo capo ed il suo volto.
Ma quella voce e l’azzurro di quegli occhi svelarono subito a Talia il nome di quell’uomo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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