Così, Talia e Renart raggiunsero il centro di Ostyen.
Come sempre le strade apparivano brulicanti di ogni sorta di umanità.
Diversi studenti, qua e là, agli angoli delle strada o fuori a qualche bottega, tenevano piccoli comizi, tutti volti a suscitare sussulti ed applausi tra gli indifferenti passanti.
Nelle piazze invece dominavano i canti e i balli dei giovani che la rivoluzione aveva reso felici e senza più pensieri.
Renarti indicò il vecchio ponte che metteva in comunicazione la città nuova con quella vecchia.
Qui passeggiavano diverse coppiette, tra sospiri ed occhi languidi.
“Sei pensierosa…” mormorò il bel soldato “… cos’hai? Ah, certo… sei preoccupata per lo spettacolo… sta tranquilla, alla fine la gente è sempre la stessa… indipendentemente dal posto in cui vive. Ci applaudiranno anche qui, come hanno fatto altrove.”
Si guardò intorno e sospirò, come se si sentisse pronto per compiere chissà quale impresa.
Proprio come faceva il suo personaggio sulla scena, quando riusciva a conquistare il cuore di Colombina.
“Sai, ci ho pensato a lungo…” disse alla ragazza “… voglio sposarti. Si, è questo che voglio. E voglio farlo qui, ad Ostyen. Magari subito dopo il primo spettacolo.”
Ad un tratto, un gruppo di giovani invase quel tratto del ponte, cominciando a cantare e a motteggiare.
Poi una bella ragazza dalla carnagione chiara e gli occhi languidi, staccatasi dal gruppo, iniziò a ballare.
“Avanti, Amelie!” Gridò uno dei suoi compagni. “Recitaci qualche verso!”
Lei si voltò e li fissò divertita.
Annuì e cominciò a recitare:
“Chi mai sarà? E da dove mai verrà?
E Magnus, tutta inquieta, dov’è non sa!
La repubblica lo cerca e non si arrende
e catturerà quel dannato Giglio Verde!”