Ad un tratto il carro si arrestò di colpo, per riprendere poi la sua marcia dopo alcuni istanti.
La ragazza guardò prima Chantal poi la finestrella che metteva in comunicazione con i due soldati alla guida della vettura.
“Perché ci siamo fermati di colpo, signore?” Domandò.
“Perché dovevamo svoltare.” Rispose la guardia.
“E siamo dunque giunti?”
“Si…”
“E dove siamo, signore?”
“Guarda tu stessa…”
La ragazza allora si accostò alla finestra con le sbarre che dava sulla strada e vide in quel momento la terribile verità.
Una scura e spaventosa sagoma si stagliava contro il cielo velato da inquiete e tormentate nebbie.
“Oh, mio Dio...” arretrando lei “… la… la Fortezza di Arbou… no, Dio, no…”
“Sta zitta, cagna!” Gridò una delle guardie.
E giunta davanti al terribile maniero, la carrozza attese che venisse aperto il portone.
E come la porta degli inferi mostrò al sommo poeta
La Città Dolente, così quell’ingresso si spalancò davanti alla carrozza, pronto ad accogliere quei dannati nei terribili gironi dell’Inferno della Fortezza di Arbou.