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Vecchio 26-10-2011, 16.41.59   #49
Lancelot
Cittadino di Camelot
 
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Lancelot sarà presto famosoLancelot sarà presto famoso
Io credo che, nel paragone che è tema di questa discussione, siano necessarie due premesse fondamentali.
La prima, è che l'Amore di Lancillotto e Ginevra viene dal cuore, mentre quello di Tristano e Isotta viene dalla magia. La seconda, che Re Marco non è Re Artù.
La prima premessa a mio dire già risponde alla domanda "quale è vero amore?"
Abbiamo un cavaliere che ha tutto: la forza, la gloria, la nobiltà, in latenza, forse, persino la santità. E a tutto egli rinuncia, per Amore.
Non solo. Questo cavaliere, non colpevole, ma vittima del suo sentimento, una volta posseduto l'oggetto del suo Amore vi rinuncia, scegliendo per sé una vita di romitaggio e meditazione, in espiazione della propria colpa. Un cavaliere la cui ultima scelta di vita è quella di sacrificarsi nell'ultima, grande battaglia del suo Re. Veramente vogliamo chiamare un cavaliere del genere, "traditore"? Re Artù non è solo il sovrano di Lancillotto e Ginevra, ne è l'amico, il confidente, il fratello d'armi e di ideali. Ginevra non sposa l'uomo Artù, ma tutto ciò che egli rappresenta di buono, e giusto e nobile a questo mondo.
Come si può rifiutare qualcosa del genere? Come si può dire di non amare una persona del genere?
Io credo che Ginevra abbia amato veramente Artù. Ma che l'amore provato per Lancillotto sia qualcosa che, al momento del matrimonio con Artù, ella non poteva neanche concepire esistesse. La nostra vita viene caratterizzata da molti sentimenti, e spesso i sentimenti di oggi sono talmente forti da far quasi sembrare quelli di ieri "falsi". Ma lo sono forse davvero? C'è veramente ipocrisia, nello scegliere dopo molto tempo qualcosa che in passato neanche conoscevamo, neanche sapevamo che potesse esistere?
Certo, non possiamo negare che tradimento ci sia stato e tale sia. Ma veramente il nostro giudizio merita che continuiamo a condannare questi personaggi più di quanto essi stessi si siano condannati?
Mi piace credere nella forza del perdono, più che della colpa. Voglio credere nella nobiltà dell'espiazione, più che nella vergogna del peccato.
Così come non posso non ammirare chi dimostra Verità, Passione e Ardore in tutto ciò che fa, sia esso in battaglia, nel dovere verso il proprio re, o nel dimostrare sincerità verso i propri sentimenti. Se è la passione ad animare una vita, essa ne animerà ogni manifestazione, buona o cattiva che sia. Ma certamente non mi sognerei mai di condannare un personaggio appassionato come Lancillotto, posso soltanto sperare di far mia la sua passione, e cercare di riscattarmi con onore e con l'espiazione, così come lui ha fatto, nel momento del peccato.
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi

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