A quelle parole di Elisabeth, Monsier le si avvicinò.
“Non dite altro…” sussurrò per non farsi sentire, mentre il ceppo sul fuoco si consumava rumorosamente “… quell’uomo non può più farvi del male… l’alba giungerà presto e ripartiremo da questo posto…”
Ad un tratto riapparve di nuovo quel feroce molosso.
Fissava ora Monsieur, ora Elisabeth con quei suoi occhi neri e carichi di primordiale rabbia.
“Buono tu!” Lo ammonì il suo padrone. “La vostra stanza è pronta… seguitemi…”
Monsieur prese per mano Elisabeth e insieme seguirono il padrone di casa.
Questi mostrò loro una stanza non molto grande, umida e squallida, arredata da un paio di sedie malmesse ed un letto dall’aspetto tutt’altro che accogliente.
“Ora vi lascio soli…” mormorò l’uomo “… sarete stanchi… buonanotte.” E andò via.
“Beh, non sarà la dimora di Circe che accolse Ulisse” disse Monsieur guardandosi attorno “e neanche quella di Armida dove fu incantato Rinaldo, ma per stanotte andrà più che bene.”
Sistemò allora alla meglio le due sedie, vi accomodò sopra il suo mantello ripiegato a mo di cuscino e si sdraiò.
“Mettetevi a letto, madame.” Fissando poi Elisabeth. “Quel letto non sarà certo morbido e profumato, ma vi offrirà un onesto giaciglio per questa notte.”
Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta.
Monsieur saltò su e si avvicinò all’uscio.
“Chi è?”
“Sono io…” rispose il padrone di casa “… ecco, volevo solo offrirvi un bicchiere di vino…”
“Vi ringrazio, ma non importa.” Fece Monsieur.
“Suvvia, non vi ho neanche dato da mangiare…”
“E’ tardi, siamo stanchi.”
“Avanti, un po’ di buon vino non si rifiuta mai.” Insistette l’uomo.
Monsieur allora aprì e l’uomo, sorridendo gli offrì un bicchiere di vino.
“Allora?” Chiese.
“Devo dire che è buono.” Rispose Monsieur.
“Bene.” Sorridendo l’uomo. “Ora sento di aver almeno in parte soddisfatto i miei doveri di padrone di casa. Buonanotte, amici miei.”
Monsieur chiuse la porta e tornò sul suo scomodo giaciglio.
Ma ad un tratto cominciò a tenersi la testa.
Sembrava confuso, quasi intontito.
Tutta la stanza girava attorno a lui.
Cercò allora di alzarsi da quelle sedie, ma perse l’equilibrio e cadde.
In quel momento la porta si aprì.
“Marito e moglie che dormono separatamente…” con un ghigno il padrone di casa “… immagino che la signora allora si sentirà sola…”
Monsieur tentò di rialzarsi, ma l’uomo lo colpì violentemente con un calcio alla testa, facendogli perdere definitivamente conoscenza.
“Ora ti faccio divertire io…” disse poi l’uomo fissando Elisabeth.
Si avvicinò allora alla donna e la schiaffeggiò, per poi buttarla sul letto e immobilizzarla.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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