Cittadino di Camelot
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"Aspettate,buon uomo."Implorò la ragazza alla guardia appena fu richiusa la porta di ferro della cella.
Questi appariva di giovanissima età,era,forse,un ragazzo di leva reclutato per infoltire qull'esercito di uomini assoldato ad istituire le milizie della Repubblica,poteva essere un suo coetaneo,magari uno studente ginestrino o,semplicemente un militante che ora prestava corpo alla Repubblica.
Aveva trascinato Chantal fino alle segrete senza pronunciare una sola parola,e neppure l'aveva guardata in volto quella ragazza che non appariva dissimile da una qualunque altra giovane coetanea di Animos,ed ora, voltata la chiave in quella serratura che rappresentava non solo la punizione corporale,bensì,la negazione dei diritti umani a nome di liberazione dai pregiudizi,le negava attenzione.
"Aspettate,vi prego."Ripetè portandosi col volto nella feritoia della porta.
Ma udì solo il rinserrare della chiave nella toppa di metallo.
E Chantal fu sola in quella prigionia ingiusta e mortificante.
Da una finestrella posta in alto,impossibile da raggiungere,scorgeva la luce infiltrarsi con flebili raggi declini di pallido sole autunnale,si portò sotto di essa perchè quei raggi le cadessero addosso come pioggia.
Tremava.
Come avrebbe desiderato che quella guardia le avesse prestato ascolto,avrebbe voluto domandargli in quali carceri era stato condotto padre Adam.Sicuramente avrebbe potuto fornirle la risposta e,magari rassicurarla sulle condizioni di suo zio.Ma non s'era voltata,non le aveva prestato ascolto,negandole pietà.
Pietà.
Potevano mai conoscere l'esercizio della pietà quegli uomini comandati da una creatura così spietatamente terribile quale s'era mostrata il procuratore?
Eppure,Chantal ci aveva provato,Aveva provato a invocare il soldato,e questi non le aveva usato compassione.
Sotto quei raggi che tangenzialmente penetravano nella stanza la ragazza tese le braccia,si liberò in un pianto ed invocò la Divina Misericordia,con le palme aperte cercava quella mano dal Cielo,ad accarezzarle il volto o i capelli,attraverso l'immagine della Vergine,Madre e Salvatrice di tutte le anime.
In realtà qull'improvviso scatto a proclamarsi pubblicamente discepolo di Cristo era stata una folgorazione che l'aveva rapita.
E,almeno,ora che si trovava agli arresti aveva certezza che la guardia repubblicana sarebbe rimasta lontana da casa sua.
Del resto,si trattava di una questione di tempo,poichè se anche le fosse stato permesso di lasciare il palazzo in libertà,era sempre imparentata ad un esponente del clero e,prima o poi,sarebbe stato emesso anche per lei un mandato di cattura che avrebbe condotto le guardie fino a casa sua per espletare le modaltà d'arresto.
E questo avrebbe esposto la sua residenza,con il segreto che custodiva, a sopralluoghi,costituendo una minaccia per la suora e quelle creature che suo zio tanto aveva preservato dai pericoli impartendo loro rifugio in quella cappella nascosta al mondo.
Quegli sguardi,quei corpicini deformi,la loro incredulità e anche gli accennati sorrisi,freschi della loro incoscienza e della loro innocenza sovvertirono ogni altro suo pensiero.
Persino la giovane sorella sembrava ancora invocare il suo nome ad echeggiare tra le affrescate mura di quel luogo mistico e rassicurante scoperto per volere di Dio.
"Zio.."sussurrò a se stessa,"come hai potuto celarmelo?"
Ed ora,quale sorte era stata loro riservata?
Invocò il Cielo affinchè quelle anime già tanto sofferte per natura fossero preservate dal sacrificio.
L'umidità della cella si posava sempre più inclemente sui vestiti,sui capelli,su quel viso sbiancato e sulle mani nude di inanimato pallore facedole avvertire freddo e riducendola ad una creatura tremante,inerme e fragile che iniziava a percepire intorpidimento dei sensi.Sotto quei flebili raggi,Chantal si riversò in ginocchio e si portò le mani al volto per tenere lontana la luce dagli occhi,una luce che feriva,poichè provava desiderio d'abbandono.
E nel guardarsi la mano spoglia del suo anello realizzò ancora una volta d'aver smarrito ogni bene a lei più caro.
Tra le lacrime che le alteravano i lineamenti del viso prese a singhiozzare,soffocando ogni emozione.
"Dio Misericordioso,non ho saputo liberare quegli angeli.Perdono."Fu l'ultimo pensiero che attraversò Chantal ripensando a qull'inatteso e sconcertante incontro con un volto della natura a lei ignoto,e ascoso nei corpicini di quei bambini.
Poi i brividi la scuotevano tutta da offuscare ogni pensiero,oltre a governare le sue carni.
Ultima modifica di Chantal : 21-10-2011 alle ore 01.54.32.
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