“Straordinario il tuo scritto di ieri, repubblicano!” Esclamò uno dei ragazzi che lo circondavano.
“Davvero notevole, amico mio!” Aggiunse un altro di loro.
A turno, così, ciascuno di quegli studenti mostrò il proprio entusiasmo a Missan.
Se De Jeon era il demagogo per eccellenza, colui in grado di malleare a suo piacimento gli umori delle masse, Missan era il filosofo del partito.
L’uomo capace di fissare i punti fondamentali del movimento ginestrino, di elaborare teorie e dogmi sul ruolo spettante alla Ragione nella vita dell’uomo.
“E dicci…” fece uno di quegli studenti che gli stavano attorno “… occorre una legge specifica per confiscare i beni ecclesiastici, oppure vengono considerati direttamente patrimonio del popolo?”
“Secondo me dovrebbero essere venduti!” Disse un altro di loro. “Trovo sia pericoloso lasciare intatti quadri e statue di soggetto religioso! Il popolo deve dimenticare queste superstizioni!”
“Si, bravi!” Intervenne una ragazza che aveva assistito a quel dibattito da lontano. “Pensavo che il nostro unico scopo fosse quello di liberarci dei tiranni, non pure della cultura!”
“Gaynor.” Sorridendo Missan nel vederla arrivare.
“Tu sei una donna, cosa ne sai di queste cose!” Con indifferenza l’ultimo studente che aveva parlato. “Non possiamo correre il rischio che il popolo continui a vivere nella superstizione!”
“Si, ma neanche correre il rischio di vederlo sguazzare nell’ignoranza.” Replicò Gaynor.
“Cosa ne sai, tu?” Intervenne un altro. “Passi il tuo tempo a leggere di poesie e romanzi sull’Amor Cortese! Quelli come te credono che l’arte sia migliore della filosofia, della retorica, della grammatica e degli scritti giuridici!”
“Tanto si sa che le donne non utilizzano mai la Ragione per quello che dicono e fanno!” Aggiunse un altro di loro. “Falla tacere, Missan!”
“Per secoli l’aristocrazia ed il Clero hanno fatto tacere il popolo” fece Missan “ed il solo pensiero di fare altrettanto mi da la nausea. Dite il vero, amici miei… il sonno della Ragione partorisce sempre belve voraci…ed il crederci arrivati è solo l’inizio della catastrofe, perché anche in cima al mondo vi è l’ombra dell’abisso che ci minaccia…” fissò poi Gaynor “… quanto alla poesia, essa non ha bisogno di nulla, neanche della verità… essa stessa genera la verità...” si allontanò allora da quel capannello di studenti e fece cenno a Gaynor di venir via con lui “… amici miei... non vi è nessuno tra voi che valga questa ragazza... ella non è solo Ragione… ma anche, e soprattutto, cuore...”
La carrozza giunse al piccolo porto e Gaynor si destò da quel ricordo.
Un ricordo intriso di amara malinconia per dei tempi che sembravano ormai smarriti in quella notte battuta dal vento.
“Madame…” disse il cocchiere “… il battello per Calais vi sta attendendo.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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