L’uomo col cappuccio scosse il capo come a volersi mostrare indifferente a quelle parole di Talia.
“Io e lui somigliarci?” Mormorò. “Questo è da vedersi.” Sentenziò. “Quanto a Colombina… io la conosco bene, come pochi altri potrei dire… il teatro è la mia vita e ogni sua maschera non ha alcun segreto per me… di Talia invece ignoro ogni cosa… ma solo perché di lei non me ne occupo… per me il mondo inizia e finisce sulla scena, racchiuso dal sipario e dal sfondo… un vero attore è colui che sa unire se stesso alla maschera che indossa… e tu…” fissandola con i suoi occhi chiari “… tu, puoi dire di riuscirci?” Si accomodò meglio il cappuccio. “Gli attori che vivono soltanto sulla scena i loro personaggi sono esseri meschini, degne figure dello squallore di questo mondo senza slanci… ombre destinate all’infelicità… quanto poi ai soldati di Ostyen… beh, non dubito che si lasceranno ammaliare, come tutti, dalla dolcezza della tua Colombina…” sottolineando quel tua…”… per il resto, per me puoi arrivare ad Ostyen, a Parigi o anche in capo al mondo… non è affar mio…” ed affrettò il passo, come a volersi allontanare da lei.
Intanto, da lontano, cominciò a mostrarsi il paese ed il luogo in cui Talia aveva dato appuntamento a Renart.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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