Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 26-09-2011, 14.16.32   #451
Guisgard
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LA STANZA DELLE ASSONANZE

Quando la mattina del dodicesimo giorno del nono mese dell’anno apparve quella muraglia di granito davanti a loro, l’equipaggio della Croce del Sud non immaginava minimamente di aver avvistato la mitica Nolhia Rah, l’isola che secondo la leggenda segnava il punto di contatto tra il Cielo e la terra.
Una immensa baia bianca, dominata da un faro alto come nessun altra costruzione al mondo, accolse la Croce del Sud.
E scesi a terra, tutti i suoi membri ed il loro capitano, Nicolò di Monducale, furono subito ricevuti da una delegazione del Diacono Daniele, il mitico sovrano di Nolhia Rah.
Era questi un uomo di venerabile età e sconfinata cultura e saggezza.
Ciò che colpì Nicolò ed i suoi uomini fu la natura del suo potere, una sorta di dispotismo illuminato, e il benessere in cui vivevano tutti i suoi sudditi.
Essi appartenevano a razze diversissime tra loro; così qualcuno lo chiamava Basileus, qualcun altro Sultano, altri ancora imperatore.
Ma per tutti era, come detto, il Diacono Daniele, custode del potere spirituale e temporale di Nolhia Rah.
Questi, ricevuto l’equipaggio nella sua favolosa corte, domandò il motivo del loro viaggio e il capitano Nicolò spiegò che erano in cerca di una prodotto particolare, l’Albero del Pane, cosi chiamato e molto richiesto in Europa, il luogo dal quale giungevano.
Il Diacono Daniele chiese al capitano il motivo di quel suo abito nero come la notte, mentre tutti i suoi uomini invece erano abbigliati coi più svariati colori.
Nicolò raccontò di essere vedevo e di aver fatto voto di indossare quel lutto per sempre.
Il Diacono Daniele invitò poi loro a restare come ospiti sull’isola, per allietare i suoi giorni.
Nicolò accettò cosi di fermarsi per tredici giorni.
Ma, una mattina, mentre passeggiava per le sale del palazzo vide una bellissima fanciulla.
Si trovava nel gineceo del Diacono Daniele.
Al di là della bellezza, quella ragazza colpì Nicolò per le fattezze del suo viso: ella era infatti in tutto simile alla defunta e amata moglie del capitano.
Convintosi allora di essere stato graziato dal Cielo, chiese al signore dell’isola chi fosse quella donna.
Gli fu risposto che ella era una delle tante schiave del Diacono Daniele.
Nicolò allora, vinto dall’amore, chiese di poter acquistare quella schiava.
Il Diacono Daniele rifiutò, respingendo le insistenze del capitano.
Ma, alla fine, per non mortificare il suo ospite, il Diacono impose una prova: se Nicolò l’avesse superata, quella schiava sarebbe stata sua.
La prova consisteva nel vincere l’enigma della Stanza delle Assonanze.
Nicolò accettò e fu condotto in quella stanza per superare la difficile prova.
In essa si trovavano quattro dipinti:

Il primo raffigurava il colle Palatino a Roma.


Il secondo raffigurava Carlo Magno con i suoi invincibili cavalieri.


Il terzo raffigurava le mitiche amazzoni impegnate nella caccia al leone.


Il quarto raffigurava Dedalo e suo figlio Icaro pronti a volare via dal leggendario labirinto di Cnosso.


“Osserva bene questi quattro dipinti.” Recitò un servitore del Diacono Daniele a Nicolò. “Tutti sono collegati fra loro da una parola. Tutti tranne uno. Dimmi dunque qual è la parola che collega fra loro tre di questi dipinti e quale invece fra essi è l’intruso.”

Nicolò osservo i dipinti con attenzione ed alla fine riuscì a risolvere l’enigma.
E, come pattuito, poté portare via con sé la bellissima schiava.
E voi, nobili cavalieri e cortesi dame, sapreste dare la soluzione come fatto dal capitano Nicolò?
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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