Alcune ombre si muovevano in quella notte inquieta come sospinte dai lamenti del vento, mentre il mondo circostante, sotto l’alone lunare, sembrava assumere incerti e sbiaditi contorni.
Le ombre avanzarono fino a quando cominciò ad ergersi davanti a loro il tetro, primordiale e gigantesco spettro dell’anello di pietra.
Era una costruzione antica ed eretta in un’epoca ormai dimenticata dalla maestria e dalla devozione di un popolo che di certo, più di noi altri, era a suo agio in quello scenario spettrale ed insieme fiabesco.
Fra le brecce e le crepe di quell’opera di pietra i pallidi e lunghi raggi della Luna sembravano assumere l’immagine di tormentati fantasmi, a cui il vento pareva voler dar voce.
Quelle ombre allora, che sotto la luce della Luna ora si mostrarono nei loro tratti, raggiunsero una sorta di altare in pietra che scavalcarono con disinvolta agilità, per poi ritrovarsi davanti ad un Virgilio pronto a condurli in uno dei tanti aldilà che si nascondono intorno a noi.
Quella guida allora portò con se quelle ombre attraverso l’ancestrale scenario di pietre e spettri che dominava quel luogo.
Infatti, amici lettori, voi che vivete di riflesso il mondo in cui si muovono i nostri protagonisti, potete solo immaginare, attraverso chi vi parla, la solennità di quelle, un tempo sacre, rovine, le cui forme e proporzioni apparivano ancora più maestose e ciclopiche sotto lo splendore della Luna d’Occidente.
Ad un tratto, davanti a loro, comparve una figura che avanzava dall’ombra verso un primordiale arco fatto di rozzi pilastri ed una pesante trave di granito.
Quell’apparizione durò solo un istante, il tempo cioè che la Luna attraversasse col suo pallore quell’arco, prima di tornare a nascondersi tra le sottili nubi del cielo e facendo sprofondare poi quell’antica opera nella silenziosa oscurità della notte.
Il misterioso personaggio che aveva attirato col suo arrivo la loro attenzione, era avvolto in un lungo mantello scuro, un lembo del quale, avvolto sulla spalla destra, gli copriva buona parte del viso, mentre un largo capello, simile a quello dei briganti corsi, celava il resto.
Fece un lieve cenno col capo e gli altri lo seguirono.
Alla fine giunsero tutti in una grotta, probabilmente utilizzata come rifugio dagli antichi costruttori dell’anello di pietra.
Qui ad attenderli, in piedi davanti ad una torcia che illuminava quell’ambiente, stava un uomo avvolto in un mantello e dal volto coperto da una maschera dorata simile a una bauta veneziana.
“Allora?” Chiese l’uomo dalla maschera. “Quali novità ci sono?”
“A Magnus ormai hanno raddoppiato i controlli ad ogni angolo” rispose uno di loro “e la Guardia Repubblicana dispone di posti di blocco su ogni strada.”
“Le tue gesta li hanno gettati nella paura, capo.” Intervenne un altro di loro.
“Le nostre gesta…” precisò l’uomo dalla maschera “… le nostre.”
Gli altri sorrisero.
“Vedo che manca uno di voi.” Fissandoli.
“Capo…” rispondendo uno del gruppo “… ero con lui quando ritornammo a Camelot, poi sulla strada ha incontrato una ragazza e si è proposto di accompagnarla… gli avevo comunicato della nostra riunione, ma…”
“L’amore ha un richiamo, talvolta, più forte della giustizia…” disse l’uomo dalla maschera dorata “… ma non possiamo mai dimenticare il nostro impegno… ritrovatelo ed accertatevi che non commetta più leggerezze, anche perché i nostri nemici ormai ci tengono d’occhio… a proposito, avete saputo del nuovo ambasciatore?” Chiese ai suoi.
“Si, capo.” Annuendo il primo fra loro che aveva parlato. “E non è un uomo qualsiasi… è Missan, il numero tre del regime.”
“E’ giunto solo in Inghilterra?”
“No, è insieme ad una donna, anch’ella Ginestrina, ed un terzo individuo che però non sembra essere né un politico, né un militare.”
“Tenete d’occhio quell’uomo, mi raccomando…” fece l’uomo con la maschera “… quello è il nostro vero nemico… Missan…” mormorò “… il nostro vero nemico… voglio che sia sempre sotto controllo. Ovunque si trovi, sia in Inghilterra, sia in Francia, uno di voi deve sempre essergli alle calcagna.”
“Si, capo.”
“Altri ordini, capo?” Chiese un altro di loro.
“Si…” fissandoli l’uomo mascherato “… voglio che nessuno di voi si faccia catturare o uccidere. Intesi? Non voglio perdere nessuno di voi.”
Tutti loro, a quelle sue parole, lo fissarono con ancora più ammirazione.
“D’accordo, capo.”
“E’ tutto, amici miei.” Disse l’uomo dalla maschera. “E’ tutto. Potete andare.”
Un attimo dopo di loro non ci furono più tracce in quel desolato scenario, lasciando solo il vento ad ululare tra le pietre e i miti di quel luogo dimenticato dal tempo e dagli uomini.
