Lyo ascoltava incantato il racconto di Altea.
La magia di quelle atmosfere descritte dalla ragazza sembrava lasciarsi accompagnare dal dolce suono della sua voce.
Una voce che aveva un sapore antico, fatto di sensi, emozioni ed immagini lontane nel tempo.
Il cavaliere sentì, ascoltandola, una serenità nell’animo a lui quasi sconosciuta.
“Quella via è sterrata dite?” Sorridendo il cavaliere. “Qualcuno mi disse una volta che i più bei tesori del mondo sono custoditi in luoghi inaccessibili ai più… e poi con voi…” aggiunse fissandola “… arriverei in capo al mondo…”
Guardò allora in direzione del ciliegio.
“Raggiungiamo quel ciliegio” disse “e percorriamo la stradina di cui dite, milady… sono curioso di raggiungere quel luogo che mi avete descritto con tanta passione.”
Lyo allora spronò il cavallo e i due si diressero verso il ciliegio.
La stradina, come detto da Altea, era tutt’altro che facile da percorrere e solo alla fine di essa i due trovarono il ruscello con la cascata.
Lyo si avvicinò al ruscello e cominciò a bere un po’ di quell’acqua.
Il luogo però sembrava deserto e solo il vento lo attraversava animandolo col suo lieve e fresco soffio.
Lyo fissava Altea, accorgendosi che la ragazza si guardava intorno in cerca di un’apparizione, di un’immagine.
Forse una speranza effimera.
Ad un tratto qualcuno uscì dai cespugli.
Era un rozzo nano, sgradevole tanto nell’aspetto quanto nei modi.
“Forse possiamo chiedere a quel nano notizie sul druido…” fece Lyo rivolgendosi ad Altea.