Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 14-09-2011, 14.13.54   #253
Chantal
Cittadino di Camelot
 
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Chantal sarà presto famosoChantal sarà presto famoso
Chantal rimase a lungo preda dello sgomento.
Leggeva incredula,interrogandosi se fosse un segno,o solo un gioco del destino che,in quel momento di attesa,la stesse riconducendo al mancato rientro di suo zio.
Ritrovò la ragione.
"E' solo una coincidenza",pensò,mentre continuava ad asciugarsi le lacrime con le mani.
Ma ella non credeva al caso ed alle coincidenze,non s'era mai sbagliata sulle sue sensazioni.E le sensazioni di quel momento erano inquietanti.
Ancora cercava di prosciugare il pianto quando udì un rumore proveniente dal giardino.
"Zio!"Si precipitò,attraversò la casa con la lettera in mano e si avviò alla porta.
L'aprì,ma non vide suo zio.
D'istinto e con scaltrezza,nonchè celerità richiuse la porta,la sprangò,e con tutto il peso della sua esile figura si pose con le spalle a bloccarla per ragionare,comprendere,decidere o, forse, per ritrovare le forze.
Non aveva cognizione di chi potesse esserci là fuori,che fosse un uomo o una bestia,non faceva differenza alcuna,ciò che le importava era che non aveva certo potuto cogliere il suono della voce di suo zio a confortarla o rassicurarla,o ad annunciarle il suo rientro.
E suo zio era solito invocarla per nome appena varcava il cancello d'accesso al viale del giardino.Sempre,senza eccezione alcuna.
E non l'avrebbe fatta in quella notte.
Questo la fece insospettire,come anche il non aver veduto una qualunque fonte di luce,quale viene diffusa da una lanterna o una candela,a rischiarare il viale e i cespugli.
Il cuore in gola le faceva mancare il fiato,era spaventata,ed ora anche sospettosa e turbata.
Era notte alta,sebbene fosse prossima l'alba.
Il sogno,la lettera,quei rumori,la finestra misteriosamente aperta.
Tutto la spaventava e tormentava i suoi sensi e la sua ragione.
Aveva comunque due scelte alle quali abbandonarsi;fidarsi ed aprire per invocare aiuto ed intraprendere le ricerche di suo zio nelle strade del borgo,o diffidare,e cercare un nascondiglio,poichè avvertiva pericolo ed inquietudine.
Non fu la ragione a suggerirle quale delle due strade imboccare,ma la paura.
Chantal era una figura molto esile,vestiva sempre in modo semplice e leggero,spesso indossava una veste scivolosa come una camicia da notte di lino o mussola leggera,o di impalpabile georgette,come quella sera.A differenze delle belle ragazze del paese,donne aristocratiche e raffinate,non amava quei pesanti gonnelloni a balze e corredati di numerosi strati di sottogonne che le impedissero di muoversi con leggerezza,nè indossava mai corsetti che la costringessero.Solo una veste camicia,per lo più bianca,che le avvolgeva la figura quasi come una carezza.
Ed era ancora estate.
E così anche quella notte.Ma ora le veniva utile poichè pensò che le avrebbe facilitato l'accesso ad un luogo angusto e ristretto che stava meditando di varcare.
Non esitò a trovare rifugio,infatti.Del resto,non aveva certezza che a suo zio fosse realmente accaduto qualcosa,così ragionò nel senso della tutela di se stessa.Era sola,era buio,fuori c'erano conflitti ed illegalità ed ella era la nipote di padre Adam,una delle poche figure ecclesiastiche,anche di notevole temperamento,che ancora sfuggiva ai Repubblicani.
Pensò,quindi,di nascondersi,solo così poteva venire più utile anche alle ricerche di suo zio che avrebbe intrapreso l'indomani.
Da piccola,infatti,giocando a rimestare il grande pentolone di rame che si calava dal camino,aveva scopeto tra il fondo e le colonnine di marmo del focolare localizzato sulla parete est della sala,un'apetura segreta,celata dietro la muratura di terracotta.Come una porticina che s'apriva con facilità a chi sapesse come accedervi.
Si indirizzò verso il camino,scostò appena gli alari ed il parascintille per attraversare quel passaggio che non sapeva dove l'avrebbe condotta,suo zio le aveva sempre impedito di attraversarlo,ma di sicuro le offriva sicurezza in quel momento.
Cercò con le mani su quella parete annerita dal fumo un chiavistello nascosto in alto,e ricoperto di fuliggine,nel buio muoveva le dita con scrupolosa meticolosità e,finalmente,riuscì a forzarlo,lasciando che uno scatto facesse aprire un varco.
Ma subito,come un lampo,ritornò alla lettera ed ai suoi contenuti,durante quell'operazione l'aveva tenuta stretta tra i denti,non l'aveva posata un solo istante per timore che rimanesse incustodita.Si rialzò,si precipitò nello studio,prese il vasetto di creta a cui si faceva riferimento,lo strinse al petto ed andò a nascondersi,richiudendo il varco alle sue spalle.
Quella lettera e il contenuto di quel vaso ora erano il filo emotivo ed affettivo che la tenevano legata al suo caro zio.
Erano come la speranza.
Non sapeva cosa l'attendesse,procedeva a tentoni attraverso quel passaggio,aveva sentito sotto i suoi piedi nudi dei gradini di umida pietra,iniziò a percorrerli lentamente,si aiutava rimanendo china,accovacciata,nel buio le mani erano l'unica fonte di conoscenza che le fecessero apprendere come fosse architettato quell'ambiente così angusto,umido e ammuffito.
Ad un tratto,però,si sentì smarrita,si lasciò cadere su quei gradini e si abbandonò di ad un nuovo pianto di disperazione.
Aveva paura.
Strinse,così,in seno la lettera ed il vasetto invocando la protezione di Dio e proferendo il nome di suo zio.

Ultima modifica di Chantal : 14-09-2011 alle ore 14.54.25.
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