“Dite davvero, milady?” Fece Guisgard fissando Melisendra. “Allora qui prende il sopravvento la vostra metà di Animos!” Appoggiandosi stancamente ad una parete. “Riuscite davvero a trovare fantasioso tutto ciò? Ah, vi invidio, mia cara! E non sapete quanto! Non vi nascondo che alla noia che domina queste terre, preferirei di gran lunga la confusione che c’è dalle vostre parti. Credetemi, milady, nulla stanca più della noia.”
In quel momento un servitore arrivò ad annunciare che la cena era stata servita.
Tutti allora raggiunsero la sala accanto a quella in cui si trovavano in quel momento.
Anche lord Buttleford giunse al palazzo per unirsi a loro.
Gli ospiti presero così posto a tavola.
“Immagino, milady…” disse lord Carrinton a Melisendra “… che sia stata tanto drammatica quanto penosa la vita dalle vostre parti dallo scoppio di quell’assurda rivoluzione. Io tremo al solo pensiero di come si possa vivere quando l’ordine costituito da leggi naturali e secolari viene stravolto in questo modo. Ora il vostro governo è in mano a delle bestie, perché tale è la massa.” Aggiunse il nobile che sedeva accanto a lady Gonzaga.
“Monsieur, nessun uomo è una bestia, essendo fatto ad immagine e somiglianza di Dio.” Intervenne il vescovo di Touls. “Purtroppo la colpa non è certo della gente, ma di chi approfitta dei suoi drammi per giungere al potere.”
“Ma chi sono veramente questi rivoluzionari?” Chiese lord Buttleford. “E cosa vogliono?”
“Le nostre terre, i nostri titoli e le nostre teste, amico mio.” Rispose lord Tudor.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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