Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 06-09-2011, 04.29.07   #112
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La voce di Colombina, come il vibrare di una nota, echeggiò tra il sipario e la scena.
La voce, modulata e forgiata ad ottenere invocazioni e sospiri, sembrava librarsi nell’aria, fino a giungere al grande disco argentato, fatto di cartapesta tinta con olio di pesce per ottenere un effetto di luminosa lucidità, che assumeva, in quel pazzo e fiabesco mondo, i riflessi incantati della pallida Luna di Settembre.
“Incantevole, mia bella Talia…” sussurrò da dietro le quinte un estasiato Essien, che vedeva in quella ninfa vivace e sognante, il fiore all’occhiello della sua compagnia.
Ed appena Colombina calò il suo sguardo, quasi intimorito dalla bellezza e dal silenzio della Luna, unica ed enigmatica compagna dei cuori innamorati, una figura, solenne ma dal passo austero, fece il suo ingresso in scena.
Era celata nella penombra ed osservava Colombina.
“Canti alla Luna, ma non ti accorgi di me…” sospirò fissando la ragazza “… eppure sono qui ogni notte, proprio avendo come uniche compagne la Luna e la mia solitudine…” restava nella penombra, dalla quale spuntavano e luccicavano come stelle nel Cielo d’Oriente i suoi meravigliosi occhi azzurri “… la notte trascorre così, ad interrogare una e ad ammansire l’altra… fino a quando ognuna di loro si ritira soddisfatta… solo il mio cuore, però, non trova pace… restando qui, come ogni notte, ad attendere il tuo ritorno, amor mio…”
Colombina fissava quella penombra, guidata ed incuriosita da quella voce fatta di drammatica passione ed inquieta insoddisfazione.
“Chi sono, vorresti domandarmi…” continuò la figura seminascosta tra il sipario e gli incanti della scena “… sono chi tu vorrai che sia… sono la notte che culla i tuoi sogni, colui che ti attende dove terminano le tenebre, sono la Luna destata dalla tua voce e scesa sulla Terra… sono un re se tu sei una regina, un buffone su tu sei folle, sono un criminale se tu sei la mia pena, sono il mio stesso cuore se tu sei la spada che lo trafigge!” Avanzò di un passo, restando però ancora alla mercè di quell’incerta luce. “Sono Amore se tu sei Psiche… sono l’inizio se tu sei la fine… sono me stesso se mi amerai… o sarò…” esitò “… sarò il tuo amato, se ora fuggirai…”
Essien allora fece un cenno e dal sipario uscì il bel Renart.
“Colombina, amor mio!” Chiamò. “Sono qui e la notte è ancora nostra!”
Essien simulò un gesto, come a voler guidare il suo attore, e subito Renart prese per mano Colombina, portandola via oltre il sipario.
E rimasta sola sulla scena, la figura emerse finalmente dalla penombra, nascondendo il suo volto dietro quella variopinta maschera che lasciava liberi solo quei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Occhi azzurri dietro i quali sembrava celarsi un mondo tanto misterioso, quanto tormentato e sofferente.
“Ottimo!” Gridò Essien in quel momento, rompendo l’incanto della scena. “Tutti bravi! Anche tu, mio buon Renart! Avanti, cambiatevi e riposatevi pure! Con queste premesse lo spettacolo sarà un trionfo!” E rise forte. “E stasera tutti a cena a mie spese!”
E, come sempre faceva dopo le prove, il misterioso uomo dalla maschera variopinta si allontanò dai suoi compagni, che ancora soddisfatti si complimentavano fra loro.

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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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