Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Essien lanciò un’occhiata rapida e categorica al giovane abbigliato come un ufficiale.
Un attimo dopo Renart apparve sulla scena.
Simulò una corsa e con passo guardingo si avvicinò a Colombina.
“Ferma, ferma tutto!” Gridò all’improvviso Essien. “Cosa diamine stai facendo?” Chiese con rabbia al giovane ufficiale.
“Mi sto avvicinando alla mia amata!” Rispose Renart. “Cos’altro dovrei fare?”
“E perché imiti una goffa scimmia nel farlo?”
“Come sarebbe?”
“Si, quel passo felpato, prudente, che può andar bene per una spia, un cospiratore, un sicario, un prete, un lacché, un cortigiano e persino per un demagogo, ma non certo per un innamorato che si vede apparire davanti la sua bella!”
Renart lo fissò sbuffando.
“Posso domandarti il perché di quel tuo modo di avanzare?”
“Beh, mi guardavo le spalle…”
“E facevi bene, allora, ragazzo mio!” Esclamò con un ghigno Essien. “Devi pensarci tu alla tua buona sorte, visto che madonna Fortuna, purtroppo per te, aiuta solo gli audaci!”
“Non comprendo, padrone…”
“Nel vedere la tua amata” spiegò il vecchio capocomico “tutto il resto perde valore per te! Il Sole si spegne, il mare si prosciuga, il Cielo si scurisce! La tua stessa vita non vale niente senza di lei! E’ lei la tua unica preoccupazione, per Giove!”
Renart annuì, come a dire di aver compreso.
“Se lei è lì, davanti a te, cos’altro può dunque intimorirti?” Continuò Essien. “E’lì, l’hai inseguita da sempre ed ora finalmente sei con lei! Suvvia, ragazzo, sei giovane e messer Amore ama dilettarsi con i vostri cuori!”
“Stavolta non vi deluderò, padrone.”
“Voglio sperarlo.” Sbottò il capocomico. “Avanti, proseguiamo…”
Renart allora fece un secondo ingresso in scena, meno prudente e più attinente al suo ruolo.
“Colombina…” sussurrò raggiungendo Talia e prendendola per mano “… oh, Colombina… ho sfidato mille insidie per te… ti ho cercata dove solo i miei pensieri possono raggiungerti… ma ora basta parole…” la prese fra le braccia e la baciò.
“Passabile…” disse Essien, fermando la scena “… passabile… mio buon Renart, fossi in te baratterei con la sorte un po’ del tuo bell’aspetto per avere, non dico tanto, ma almeno un po’ di quell’enfasi che Pacuvio destinava ai servi che animavano le sue tragedie…” grattandosi la barba “… l’incontro va allungato… il bacio arriva troppo presto e questo smorza l’attesa amorosa che invece dobbiamo suscitare negli spettatori… il pubblico ama vedere gli amanti che si struggono per amore.”
“Padrone, vi assicuro che i miei baci sulla scena tutto fanno tranne che smorzare l’enfasi amorosa!” Con fare sicuro Renart. “Chiedetelo alla nostra Colombina!”
Come i lettori avranno ormai ben compreso, il buon Renart non difettava certo di sicurezza in se stesso.
E questo gli veniva perlopiù dalla sua presenza fisica.
Era biondo, ma con gli occhi scuri e vispi, il viso regolare e aitante.
“Ho detto, attesa amorosa, non enfasi amorosa…” scuotendo il capo Essien. “Meglio proseguire con la seconda scena… avanti!”
Ma prima che il tutto proseguisse, Renart si avvicinò a Talia.
“Allora, come ti è sembrato il mio bacio?” Chiese con un sorriso. “Un bacio vale sempre più di mille chiacchiere, no? Un bacio è il simbolo dell’amore e a cosa servono anche i più belli e poetici versi se non a farci raggiungere il frutto del nostro amore?”
In quel momento Arlecchino e Fantine, nei panni della servetta, entrarono in scena.
“Eh, brutto affare l’amore non ricambiato…” mormorò Gobert nei colorati panni di Arlecchino “… già, proprio un brutto affare…”
“Di chi parli?” Chiese Fantine.
“Eh, di quel povero ed infelice innamorato, rapido di spada, lesto con la lingua, ma altrettanto facile a perdere le staffe per un nonnulla…”
“Oh, ma a chi ti riferisci?” Stupita la servetta. “Forse ad un qualche cavaliere di passaggio, uno spadaccino senza ventura e padrone, oppure ad un romantico brigante?”
“Eh, ma lui è tutti loro messi insieme! Zitta, eccolo che arriva!” Fece Arlecchino portandosi un dito sulla bocca. “Facciamo finta di niente, o saranno guai! L’infelice amore lo ha reso furioso!”
In quel momento sulla scena comparve l’uomo con la maschera.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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