Cittadino di Camelot
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Chantal vide lo zio ritirarsi in gran fretta nel suo studio,pensò che dovesse essere molto preoccupato per quanto stava accadendo nel paese ad opera dei Repubblicani,e lasciò che si congedasse senza trattenerlo con i suoi pensieri.
Raggiunse la facoltà.
Gli ingressi erano assediati e sbarrati da folle studentesche che formentavano ulteriormente il clima di rivoluzione.
L ragazza si presentò:"Sono Chantal de la Merci,nipote di Padre Adam,mi sto portando presso la sua cattedra."
E potè entrare,ma l'ordine non vigeva più da alcuna parte,la biblioteca come le sale erano gremite di studenti che tenevano comizi ed assemblee per rendere noti gli ultimi avvenimenti nel paese.
Le lezioni non si sarebbero svolte in quella mattinata,vigeva sconcerto ed incredulità tra discenti e docenti,ma anche esaltazione per quanto stava mutando,qualcuno esprimeva persino ilarità per la vittoria dei Ginestrini sui Pomentini.Ovunque si mormorava di De Jeon,e si facevano i nomi di Oxio e di Missan ad affiancarlo,quest'ultimo Chantal lo conosceva,era un uomo dedito alla filosofia che figurava tra i maestri delle Arti,sapeva della sua abilità in materia folosofica,ma anche della sua affabilità di poeta.Stentava a credere che ora spalleggiasse De Jeon nella rivolta.
Si vociferava dell'arresto di Jean De July,rappresentante dei Pomentini,ma anche del disperato tentativo di fuga di quegli aristocratici in cerca di asilo oltre la Manica e ai quali erano stati confiscati tutti i beni in nome della libertà e dell' uguaglianza del popolo.
Tra gli arrestati spiccavano i nomi di figure legate al duca de Beauchamps, e del vescovo di de Touls,con le accuse,mosse dai Rapubblicani,che il Clero e l'aristocrazia avessero permesso tacitamente che il popolo versasse nella miseria e nella fame pur avendo servito fedelmente le caste privilegiate.
Tutto questo sconcertava la ragazza,la quale temeva per quanto potesse accadere anche a suo zio,Padre e precettore.
Un brivido le percorse la schiena,la figura a lei più cara,che aveva servito il prossimo con la carità e diffondendo le sue conoscenze,ora poteva essere in pericolo qualora i Ginestrini avessero fatto tabula rasa.
Verso mezzogiorno lasciò l'accademia,ripensò,lungo tutto il viaggio,a quanto stesse accadendo ad Ostyen,designata ora come capitale della neonata Repubblica di Magnus.
"Animos."Pronunciò a bassa voce,"cosa accadrà alle sue genti.."
Rimase a lungo pensierosa per tutto il tragitto.
Poi fece le sue riflesioni su quanto fosse insolito che in un luogo di rivoluzione stesse sopraggiungendo,in quelle ore, un carrozzone di attori itineranti.Per un momento pensò che il loro fosse un mondo a parte,un mondo che non conosceva le miserie umane,la corruzione,la gerarchia,la necessità di accumulare beni,ma che quegli uomini e donne,i cui volti erano spesso celati dietro una maschera,vivessero unicamente per realizzare se stessi,e portare il luccichio dei lustrini nei sogni della gente di ogni dove.Ed ora la Divina Provvidenza li aveva fatti sostare nella sua terra.E le piacque il pensiero che le strade,finalmente,potessero essere attraversate dalla musica,dai canti,dalle risate e dalle farse in costume.
"Attori",pensò."Gran bel mestiere..un po' come i sognatori.Forse loro davvero conoscono il modo per portarsi su una nuvola e fare di essa la propria casa."
Proseguì il viaggio in silenzio,nella mente scorrevano le immagini del teatro che le aveva tenuto compagnia per lunghe stagioni nella sua fanciullezza."Chantal de La Merci",il nome le affiorò alla mente.
Da qualche parte doveva aver conervato i copioni delle prime rappresentazioni,da Aristofane,a Menandro col suo Heros,a Euripide e la sua Medea..quante volte quei copioni stropicciati li aveva raccolti e tenuti da parte.
Ma ora,ora le luci si erano spente e non si recava più a curiosare dietro il sipario da quando aveva intrapreso la facoltà di teologia.
"Certe cose si interrompono..perchè?"Ma non seppe darsi la risposta".Forse perchè i cambiamenti sono necessari,talvolta,chi lo sa."Si poneva molte domande senza riuscire a darvi una risposta.Sorrise,sebbene quel riso tradisse amarezza,e tra sè aggiunse:"Del resto,come diceva Platone nell'Apologia di Socrate..una vita che non si pone domande non merita di essere vissuta".
Il vento le sfiorava il viso,i capelli raccolti si scompigliavano nonostante ella cercasse si accomodarli di continuo dietro le orecchie,la luce del giorno cominciava ad indorarsi di quei caldi colori di fine estate che adornano di splendore le ore pomeridiane.
Pensò a suo zio, ai suoi occhi azzurri e vispi che sembravano aver fatto chiassà quali scoperte ogni giorno che passava.Ma egli era così,infaticabile studioso,percorso dal desiderio di meraviglie.Un tempo,da giovane,doveva essere stato anche lui un gran sognatore.E,forse,Dio lo aveva sempre privilegiato,infondedogli il desiderio di crescita e conoscenza.
Ultima modifica di Chantal : 02-09-2011 alle ore 01.29.50.
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