Ero ammutolita e sempre più debole.
La carrozza sobbalzava durante il viaggio e le sbarre ai finestrini lo rendevano ancora più angoscioso.
"Coraggio, Giselle..." cercai di farle forza. Mi dispiacque per lei, che avrebbe potuto salvarsi, invece di condividere con me quelle umiliazioni.
Mi misi a pregare sottovoce, anche se le parole del nobiluomo avevano risvegliato degli interrogativi che mi perseguitavano da tempo ormai e che faticavo a perdonarmi.
Mi domandai quanto tempo sarei riuscita a sopravvivere reclusa in una cella. Era davvero così terribile il luogo in cui ci stavano portando?
Ero persa tra quei pensieri, quando la carrozza prese un sasso e sobbalzò improvvisamente. In quel momento sentii qualcosa pungermi la vita. Avevo quasi scordato dei gioielli di mia madre che Giselle aveva cucito nella fodera del mio corpetto.
Quando Loyanna di Wendron era giunta nella terra del suo promesso sposo recava con sè una ricca dote: un feudo oltremare e meravigliosi gioielli di famiglia. Di qui gioielli Giselle era riuscita a salvare dodici brillanti grandi come il nocciolo di una ciliegia che erano stati il vanto di mia madre e l'invidia di molte dame. Ma la vera meraviglia era un grande diamante blu.
Portai la mano al petto e sentii i diamanti premere contro la pelle proprio nelle cuciture dove erano stati celati.
Sospirai. Forse avrebbero potutto salvarmi, ma sarei morta piuttosto che consegnarli nelle indegne mani di quegli uomini.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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