E quelle furono le parole di Melisendra.
Pallida, provata, angosciata da quella sorte avversa, eppur ancora nobile e bellissima.
Quel pallore diffuso, frutto delle sofferenze e dello sconforto, sembrava rendere ancor più luminosi quei suoi meravigliosi occhi chiari.
Occhi vivi, che tradivano l’indole e l’ardore del suo animo.
E questo arrivò a tutti i presenti: giudice, giurati, soldati ed ai rappresentati del popolo.
Ed anche a De Jeon arrivò l’orgoglio e la fierezza di quella ragazza.
In quel momento De Jeon avvertì un senso di rabbia e frustrazione.
E si sentì inerme davanti a quello spirito aristocratico che né lui, né i suoi compagni, né il boia e nemmeno quelle idee di luminosa razionalità che avevano invaso il paese erano riusciti, almeno in quel momento, a fiaccare e ad estirpare.
Dopo il discorso di Melisendra furono ascoltati dei testimoni.
Alcuni confusionari, altri incerti, qualcun altro incoerente.
Ma pesavano quei gioielli che nessuno era ancora riuscito a trovare.
La giuria allora si ritirò per decidere.
E durante il dibattimento, contro ogni regola di uno stato di diritto, De Jeon raggiunse i giurati.
“E’ colpevole.” Disse.
“Non abbiamo prove certe ed i testimoni sono quasi del tutto inattendibili.” Replicò il capo della giuria.
“Allora dove sono i gioielli?” Urlò De Jeon. “Ve lo dico io! Sono già in Inghilterra, dove quella donna voleva fuggire! Ma vi rendete conto del pericolo che corriamo?” Con enfasi il capo degli studenti. “Quella donna ha dei parenti in Inghilterra. E sicuramente, una volta raggiunti, tramerà con loro e forse con l’intera aristocrazia inglese contro di noi!”
“Cosa proponete dunque?” Domandò il capo della giuria.
“L’unica soluzione possibile… la morte.”
“Impossibile!” Esclamò il giudice. “E’ pur sempre la vedova Gilbert Lambrois! Se la condannassimo, per di più senza prove certe, scateneremmo la reazione violenta dei Pomerini, gli ex compagni di suo marito!”
“I Pomerini oggi sono deboli e non possono farci paura!” Battendo un pugno sul tavolo De Jeon.
Allora calò il silenzio nella piccola stanza adibita a giuria.
Dopo un po’ la giuria tornò in aula per leggere il verdetto.
“Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps e vedova Lambrois, Giselle De Pires… in piedi…” disse una guardia.
“Qual è il verdetto?” Chiese allora il giudice fissando i giurati.
“Questa giuria ritiene le imputate…” alzandosi in piedi il capo della giuria “… colpevoli di alto tradimento verso la repubblica ed il popolo… e le condanna alla pena di morte… pur tuttavia, dato il legame di parentela dell’imputata Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps con Gilbert Lambrois, eroe della rivoluzione, la pena viene commutata in carcere a vita, da scontare nella fortezza di Arblues, dove sarà condotta alla fine di questo processo.”
Un mormorio allora si alzò nella sala e Giselle cadde senza sensi ai piedi della sua padrona.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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