Rimasi silenziosa finchè il capitano non se ne andò a eseguire gli ordini.
Più osservavo quell'uomo altero che mi stava davanti e più ero convinta di averlo già visto.
De Jeon, pensai tra me e me. Improvvisamente rammentai dove avevo già udito quel nome e quando lo avevo incontrato.
L'Accademia del Parnaso.
Fin dalla più tenera età ero solita seguire mio padre in quel luogo, dove aveva sede uno dei più celebri circoli artistici e filosofici di Animos. Da studioso e umanista qual era, Thierry Du Blois aveva costituito dapprima una piccola cerchia di artisti e letterati da lui sovvenzionati e poi un vero e proprio centro di studi. L'Accademia del Parnaso era uno dei più begli edifici della capitale, interamente costruito secondo un gusto ellenico, che prediligeva spazi ampi e linee pulite, con affreschi raffiguranti Apollo, le Muse e allegorie. Era lì che mio padre trascorreva ore tranquille, in compagnia dei suoi protetti e dei suoi amati libri. Talvolta andavo a trovarlo, sempre col timore di infrangere, con la mia sola presenza, l'incanto che regnava in quelle sale. Alle donne non era consentito l'ingresso all'Accademia, ma ero pur sempre la figlia di Thierry Du Blois, quindi passeggiavo tra i colonnati e nella biblioteca, senza che nessuno mi chiedesse di andarmene. Fu durante una delle mie visite che vidi il volto di De Jeon.
I miei occhi fiammeggiarono.
"Nemici? Non eravamo vostri nemici, De Jeon, quando frequentavate il circolo del Parnaso." Per un attimo avevo perso la calma, quindi mi affrettai a recuperare la freddezza. "Quanti dei vostri maestri sono stati protetti e sostenuti da mio padre? I filosofi Padeux, Hannorger, Galitio... hanno creato quelle opere che celebrano la libertà proprio tra i colonnati dell'Accademia del Parnaso. E voi? Mi ricordo di voi... eravate nella biblioteca con mio padre e il buon Galitio quando proprio quest'ultimo ci ha presentati."
Ora ricordavo tutto chiaramente. Ero andata all'Accademia per rammentare a mio padre di essere puntuale al ballo della Primavera, che avrebbe avuto luogo quella sera stessa, e lo avevo trovato impegnato con i suoi amici. Galitio, filosofo ed eccellente oratore, era un vecchio amico di papà e frequentava la nostra casa. La sua barba grigia e l'aspetto stralunato erano inconfondibili. Quel giorno era accompagnato da un suo allievo.
"Vi siete abbeverato a una fonte che adesso avete il coraggio di chiamare infetta... sapete molto bene che mio padre era un patriota e un umanista, ma vi ha fatto comodo accusarlo di tradimento e gettarlo in pasto alla folla."
I miei occhi scintillavano di sordo furore. Mia madre diceva che una dama non doveva mai lasciarsi cogliere dalle passioni, ma non era più tempo per i modi cortesi.
"Cercate nella casa di Gilbert Lambrois e troverete quello che rimane della dote di cui si impossessò in seguito al nostro matrimonio... argenti e gioielli sono nascosti in soffitta. Il resto mio padre lo nascose all'avidità di Lambrois nel castello di Beauchamps."
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
Ultima modifica di Melisendra : 31-08-2011 alle ore 22.51.10.
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