La carovana proseguiva lenta e svogliata e l’incedere dei loro cavalli sembrava accompagnarsi alla canzone che buona parte della compagnia aveva intonato.
Dei sette che componevano la compagnia, solo tre restavano in silenzio, limitandosi chi ad ascoltare gli altri cantare, chi a fissare la cittadina che era apparsa loro in lontananza.
“Finalmente una città!” Esclamò il vecchio Essien, uno dei tre e capo della compagnia. Gli altri due erano il giovane Renart e colui che guidava il carrozzone, una sorta di casa ambulante, studio, spogliatoio e dimora di quegli artisti itineranti.
L’uomo alla guida del carrozzone appariva silenzioso e distratto.
Aveva un basco scolorito, un tempo rossastro, con tanto di piuma sulla testa ed una buffa maschera sul viso.
“Più che città direi cittadina!” Fece Tissier.
“Dì pure che quello è poco più grande di un borgo!” Aggiunse Gobert.
“E cosa vuol dire mai?” Fece Essien. “Forse la gente di un borgo o di una cittadina si diverte meno di quella che vive in grandi città? Non credo che quella cittadina adagiata sul colle davanti a noi sia più piccola dell’Atene classica, in cui venivano inscenate le opere di Menandro, di Aristofane o di Cratino!” Con tono ampolloso e teatrale, come era suo modo di fare sulla scena e nella vita. “Senza parlare poi della Roma repubblicana, dove scrivevano Plauto e Terenzio!”
“Roma non era più piccola di quella cittadina!” Esclamò Gobert. “Roma è la città più grande del mondo!”
“Lo è diventata ora!” Fece Fantine, una delle due donne della compagnia. “Non lo è sempre stata!”
“Le città di un tempo non erano paragonabili a quelle di oggi.” Spiegò con sontuosi gesti il vecchio Essien. “Sono poi i poeti e gli scrittori che, nel tramandarne le immagini, le ingigantiscono agli occhi dei contemporanei. Un po’ come avviene con noi attori oggi… noi che amiamo arricchire e vivacizzare la realtà quotidiana nei nostri spettacoli. Un palcoscenico degno dell’opera più bella non è direttamente proporzionale al perimetro delle mura della città in cui si trova.” Ed annuì, come ad aspettarsi un applauso ed un consenso che quell’esigua platea non poteva e non voleva concedergli.
“Beh, cos’altro aspettiamo?” Fece Tissier. “Raggiungiamo quella degna città, cittadina o borgo che sia, per scoprire se è una novella Atene, un’ inaspettata Roma oppure un luogo che rifugge l’estro e la vivacità di quelli come noi.”
Essien allora fece un cenno all’uomo che guidava il carrozzone e la compagnia riprese il viaggio.
“Speriamo sia una bella cittadina, comunque.” Disse Renart.
“Bella o brutta che sia” replicò Essien “tu non ne godrai di certo le attrattive, visto che hai almeno un paio, o forse anche tre, di copioni da provare e riprovare!”
“Abbiate fiducia e vedrete che vi stupirò, maestro!” Rispose Renart sicuro di sé. “E stupirò anche te, vedrai.” Aggiunse, avvicinandosi col suo cavallo a quello di Talia.
Poco dopo la compagnia giunse nella cittadina, che aveva nome Cardien.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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