“Non badate ora a queste cose, madame…” disse Giselle alla sua padrona “… se il Signore ci permetterà di lasciare questa terra ormai insicura, allora sono certa che guiderà i nostri passi anche in Inghilterra…” esitò un momento, per poi riprendere “… ricordo che vostra madre parlava sempre di una lontana zia… era una marchesa e viveva in un palazzo tra Londra e la contea di Camelot… ma ora non rammento il suo nome… dobbiamo avere Fede, madame… ormai ci è rimasta solo quella…”
La notte senza Luna avvolgeva ogni cosa, rendendo oscura e indefinita quella piatta distesa d’acqua che appariva davanti a loro.
L’aria era asciutta ed attraversata da un lieve vento che permetteva, a tratti, di scorgere inquiete e maestose figure attorno al piccolo porto; erano le alte scogliere immerse in quella enigmatica notte.
I quattro allora si avviarono verso il battello, ma a pochi passi dalla tavolozza che permetteva di salire a bordo, una strana espressione attraversò gli uomini sul ponte.
Infatti alcune ombre avevano preso forma da quell’angosciante oscurità e si avvicinavano al battello.
“Madame, è ora!” Esclamò all’improvviso Marcien, per poi arrestare di colpo il suo passo, imitato subito da sua moglie.
Quelle parole rivolte a Melisendra suonarono prima inspiegabili e poi sinistramente ambigue alla devota Giselle.
Quasi come un messaggio, un segno, come il bacio che Giuda diede a Nostro Signore prima di tradirlo.
Quelle ombre, avvicinandosi e mostrando finalmente le loro fattezze, in breve circondarono i quattro.
“Chi fra voi è Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex duchessa di Beuchamps e vedova Lambrois?” Chiese con tono solenne uno di quei soldati.
Dopo un attimo di sconforto, misto a rassegnazione, che però non aveva impedito a Giselle di comprendere la situazione, la devota nutrice, quasi con un gemito, rispose:
“Sono io… sono io… cosa accade, signore?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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