Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 29-08-2011, 19.17.12   #4
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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De Jeon, Oxio, Missan e il regime dei Cinquanta Illuminati

Quella mattina ad Ostyen, la capitale della neonata Repubblica di Magnus, c’era un gran tumulto di uomini, donne, vecchi e bambini.
Presso l’ex Palais Royal, oggi Place de la Republique, il volgo si era raccolto numeroso per un avvenimento ormai atteso da mesi.
Qual e là uomini, giovani e vecchi, si spintonavano e si battevano per accaparrarsi i posti migliori, quelli che davano sul grande cortile colonnato dell’edificio ed i pochi soldati presenti a fatica riuscivano a mantenere l’ordine, se non con dure minacce.
Ad un tratto quell’oceano di voci, rumori e schiamazzi si ammutolì all’improvviso, come folgorato da una visione.
Tre uomini apparvero nel cortile, seguiti, qualche passo più indietro, da un nutrito gruppo di giovani.
“Avete veduto il maestro?” Chiese qualcuno della folla ai tre che avanzavano. “Dove si trova? Come sta?”
“Si, l’ho veduto.” Rispose quello che fra i tre sembrava avere lo sguardo più determinato.
“Perché non è qui con voi?”
“Le sue parole, le sue idee ed il suo spirito sono qui con noi oggi.” Rispose l’uomo.
Questi allora raggiunse il balconcino in cima alla scalinata e si rivolse al popolo radunato:
“Repubblicani, cittadini, compagni… mesi fa salvaste la madrepatria… oggi finalmente la governerete.”
L’effetto fu un trionfo. Tutti quei volti erano su di lui, rapiti da quelle parole.
L’uomo fece una lunga pausa, assumendo un’espressione teatrale, per dare enfasi alla sua eloquenza.
“Non occorre molto per comprendere…” continuò “… cos’era ieri questa nostra patria? Quattro milioni di abitanti, uno solo dei quali protetto da privilegi vecchi quanto il mondo… e questi, fino a qualche tempo fa, costituivano la nostra terra. Tutti gli altri, tutti noi, non contavamo niente… perché non esistevamo se non per servire quel milione di privilegiati, diviso tra una nobiltà ammuffita e decadente ed un Clero corrotto e bestiale…” fissò tutti loro che ormai erano totalmente in suo potere “… ma da oggi Magnus è di nuovo nostra!”
Ci fu un boato e tutti cercarono di raggiungere quel giovane Demostene tanto bravo a dar vigore all’animo popolare.
“De Jeon! De Jeon!” Urlava la gente in lacrime. “De Jeon! De Jeon!”
Era questi un giovane uomo dai capelli nerissimi ed il volto segnato da due occhi scuri e profondi.
De Jeon era consapevole del suo fascino e dell’efficacia della sua eloquenza.
Gli altri due che gli stavano accanto, sebbene condividevano con lui carisma e determinazione, non potevano ambire ad avere la stessa influenza sul volgo.
Oxio, alla sua destra, era un uomo più avanti negli anni rispetto a De Jeon, dal volto marcato e coperto da una lieve barba, i capelli completamenti rasati e due occhi che non smettevano neanche per un istante di studiare il mondo e che vi abitava.
Missan invece aveva la voce ammansita ed aggraziata dalla poesia e della filosofia, le sue grandi passioni, che conferiva alla sua persona un immagine ingentilita e positiva, che però quasi stonava con i rudi lineamenti di quel volto da figlio di miseri pescatori del Valmiron.
Erano questi tre i capi della fazione dei Ginestrini, gli studenti destati dalla nuova filosofia nascente in quelle terre.
Ad un tratto si aprì una porta ed i tre entrarono nella grande Sala del Consiglio, dove le due fazioni al potere, i Ginestrini e i Pomerini, avrebbero nominato i propri rappresentanti nel Parlamento della Repubblica.
“Ordine del giorno!” Si udì.
“Bisogna discutere dei processi e delle esecuzioni.” Disse uno dei presenti prendendo la parola. “Abbiamo rovesciato i tiranni e preso il potere. Ma ora non c’è più bisogno di continuare a condannare i nobili ed il Clero. Abbiamo fatto la rivoluzione per una nuova epoca, non per continuare le ingiustizie e le violenze.”
“Jean De Giuly…” mormorò De Jeon “… è curioso che proprio voi, capo della delegazione dei Pomerini, facciate tale proposte…”
De Giuly lo fissava turbato, quando proprio in quel momento si accorse che diversi giovani avevano preso posto lungo i muri della sala mostrando dei coltelli sotto il braccio sinistro.
“Cosa significa?” Chiese De Giuly. “Non sono ammesse armi qui dentro!”
“Vi sbagliate…” rispose De Jeon “… sono ammesse in presenza di uno arresto… Jean De Giuly siete accusato di tradimento ai valori della repubblica! Sono mesi che vi teniamo d’occhio… siete in rapporti con gli ex aristocratici e gli ex chierici di questo stato.”
“E’ falso!” Gridò De Giuly.
“Vi difenderete in tribunale davanti al popolo!” Lo zittì De Jeon. “Noi diamo a tutti la possibilità di difendersi. Portatelo via!” Ordinò ai suoi.
E restò a fissare De Giuly, col quale fino a poco tempo prima aveva combattuto fianco a fianco contro i nemici della repubblica, mentre veniva arrestato.
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