Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 15-07-2011, 15.06.01   #1861
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La foresta per gli antichi era come una madre.
Essa fungeva da protezione contro ogni invasione o pericolo.
Per i più anziani quella muraglia verdeggiante poteva anche difendere dagli spiriti e dalle forze del male.
Riti che giungevano dalla notte dei tempi, prima ancora che i grandi di queste terre portassero la civiltà e la Fede, atte a rendere immuni questi luoghi da ogni maleficio.
Ma ben poco potevano quelle antiche credenze contro i demoni che si apprestavano a violare quel mondo.
Poggio del Sole si svegliò, come ogni giorno, col fresco tepore portato da quella brezza del nord, tanta cara ai contadini del posto, che conduceva con sé, anche nei mesi più caldi, grosse nuvole dall’entroterra, portatrici di acqua e vita per i raccolti.
Era Venerdì e la fiera aveva già preso ad animare ogni angolo del borgo, richiamando gente da ogni dove.
Botteghe, strade, vicoli, piazzette, tutto pullulava delle più svariate attività, mentre le campane salutavano il nuovo giorno con i loro rintocchi.
Il clamore della fiera aveva richiamato nel borgo anche cantastorie ed attori itineranti, che con i loro numeri ed i loro spettacoli facevano la felicità dei fanciulli.
Ma, all’improvvisò, qualcuno indicò le colline vicine, dove come un fantomatico e secolare esercito grossi alberi facevano da guardiani al principale passaggio che dava al borgo.
Per un attimo nulla si mostrò ai loro occhi, se non le cime di quegli alberi appena lambite dal vento.
Poi qualcosa apparve tra quegli alberi.
Erano delle sagome ed avanzavano a passo lento, ma inesorabile, verso il borgo.
“Sono dei cavalieri!” Disse qualcuno.
Ma avanzavano senza stendardi o simboli.
Poi, finalmente, si levò tra loro un’insegna.
E su di essa era raffigurato un gufo nero.
Il Sole era alto ed il cielo di un azzurro terso.
Gli uccellini cantavano e le fresche acque di un trasparente ruscello zampillavano su levigati e lucenti sassi.
La natura sembrò non accorgersi di nulla.
Eppure le grida, la disperazione ed il dolore di quella gente restò impresso nell’aria e nella terra che circondava quel luogo.
Tutte le case furono saccheggiate e poi distrutte, mentre alle chiese toccò una sorte ben peggiore.
In esse infatti furono radunate le donne ed i bambini per subire violenze di ogni tipo.
Tutti i maschi adulti invece furono massacrati subito.
Alla fine non restò nulla di vivo a Poggio del Sole.
Neanche le bestie.
Cenere ed un fetido di morte correvano nell’aria, mentre ciò che restava del borgo si consumava negli ultimi fuochi.
Solo una cosa quei cavalieri portarono con loro: un bambino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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