Guisgard, visto il tempo impiegato da Melisendra a ritornare, si affacciò nella bottega ma non vide la ragazza.
Si guardò intorno e cominciò a cercarla per quella strada.
Fino a quando vide una figura che scrutava il cielo.
La riconobbe subito.
“L’ha fatto…” disse fra sé il cavaliere “… l’ha fatto… si vede da come sta in piedi…”
Restò qualche istante a guardarla sotto quel cielo e sotto la luce della Luna pallida di Capomazda.
In quel momento gli tornò alla mente una vecchia poesia che gli recitava sempre sua madre da piccolo.
Rammentò così, per quel breve istante, quei versi nei quali si cantava della magia della Luna e di come sotto la sua luce ogni cosa acquistasse la propria vera bellezza.
E Melisendra lo era davvero.
Era bellissima.
Di una bellezza non comune.
Ma come poteva una creatura tanto bella nascondere una natura così oscura?
Questo si chiedeva, tormentandosi, Guisgard.
Perché?
Domandava interpellando tutti i Santi del Cielo.
Perché?
Poi, come a voler destarsi da quei pensieri, cominciò ad avvicinarsi a lei.
“Immagino ora vi sentiate meglio…” mormorò una volta che le fu accanto “… non eravate nella bottega… dove avete… si, insomma, dove avete…” esitò “… ma in fondo che importanza può avere…” sorrise malinconico e beffardo “… meglio pensare a Gavron… dove si trova?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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