“E sia, cavaliere…” disse Layla rivolgendosi ad Echemback “… avrete la possibilità di cimentarvi nella Dolorosa Costumanza.”
“E quando, mia signora?” Chiese il cavaliere.
“Subito.” Rispose layla. “Preparatevi, io darò ordine che tutto cominci il prima possibile.”
“Voi assisterete, mia adorata?”
“No, messere. Odio quella prova… e mai ho assistito al suo svolgimento. Attenderò, come sempre ho fatto, pregando nella mia stanza… che Dio vi custodisca, cavaliere.”
Si voltò poi verso Talia e le parlò sottovoce.
“Non temere, Yelia. Nessuno può vincere la Dolorosa Costumanza.” Sorrise come a volerla tranquillizzare. “Tu aspetta che tutto sia finito, prima di uscire dal palazzo.”
E si ritirò nella sua stanza.
Nel frattempo, Echemback si preparò per la misteriosa sfida.
Appena fu pronto, alcuni valletti di Layla lo condussero nel verziere.
“Seguite il viale segnato dalle lance con gli elmi” fece uno dei valletti al cavaliere “e giungerete nel luogo dove si terrà la sfida.”
Echemback allora si voltò verso i suoi compagni e fece un vistoso inchino, al quale tutti loro risposero con altrettanti inchini carichi di goliardica ed improbabile guasconeria.
Il cavaliere allora s’incamminò nel verziere, seguendo le indicazioni del valletto.
“Giuro che non ho mai visto una masnada più becera e volgare di quella!” Esclamò Icarius fissando il cavaliere e i suoi compagni.
“Già e non credo si siano resi conto di ciò che stanno per fare…” mormorò Lho, che nel frattempo lo aveva raggiunto.
Passò poco tempo che una sagoma apparve nel verziere.
Era il cavallo di Echemback che tornava indietro, senza più il suo padrone in groppa.
Il cavaliere infatti era stato disarcionato e rimasto con un piede bloccato in una delle staffe della sella, proseguendo tirato dal suo cavallo nel terreno e nella polvere.
Non aveva più le armi ed il suo elmo presentava una vistosa spaccatura all’altezza della tempia destra, dove una scheggia della lancia si era conficcata, uccidendolo.
Tutti i suoi compagni gli si avvicinarono, constatando il fallimento dell’impresa.
Suonò allora una campana che annunciava la fine della prova.
Layla ritornò ad affacciarsi dalla terrazza.
“Portatelo via e non tornate più.” Disse ai compagni del cavaliere morto, mentre i suoi valletti conficcavano una nuova lancia nel verziere, accanto alle altre e ponendovi sopra, come ennesimo trofeo, l’elmo dell’ultimo sfidante della Dolorosa Costumanza.
Poi si voltò e riconobbe Icarius nel cortile.
“Triste fine per quel cavaliere, vero, milord?” Fissandolo con un sorriso compiaciuto, quasi a voler scoraggiare ogni proposito del signore di Capomazda.
“Già, triste e misera fine, milady…” rispose il taddeide “… ma io non sono come quel cavaliere… rammentatelo, mia signora… rammentatelo…”