Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 05-07-2011, 19.49.09   #1729
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il grande corridoio dei ritratti, dove erano esposti i dipinti degli Arciduchi, delle Granduchesse e dei loro figli.
Uno sfoggio di bellezza, nobiltà e potenza che poche altre aristocratiche dimore potevano vantare in Europa.
Se i Capetingi di Francia sono i più antichi regnanti europei, i Taddei sono di sicuro i più nobili.
Sull’ala destra, accanto ad un’alta vetrata, non vi era che un solo ritratto.
Raffigurava una giovane donna, di carnagione chiarissima come porcellana, capelli di un rosso pallidissimo ed un biondo solo appena accennato, con lo sguardo vivissimo di chi ha tanti sogni e non teme di viverli fino in fondo.
Gli occhi erano di un verde limpido e mutevole, i lineamenti perfetti ed aggraziati.
Aveva i colori e le forme delle donne del sud, quindi morbide ed armoniose, intrise di quella sensualità che in Linguadoca i bardi non avrebbero esitato a definire “falso bretone”.
Aveva gli abiti tipici della nobiltà del regno e fissava, con lo sguardo, qualcosa che sembrava perdersi nell’orizzonte in lontananza.
La donna ritratta era lady Rasile ed il quadro fu voluto da lord Ardross.
Inizialmente lord Rauger rifiutò di farlo entrare nel palazzo, ma dopo la tragica e misteriosa morte del suo nipote prediletto, la vecchia quercia taddeide volle che quel quadro comparisse assieme a tutti gli altri, forse per pietà, o forse solo per tentare di preservare un ricordo lontano.
Accanto a quel ritratto vi era una figura altera e silenziosa, avvolta nel silenzio del palazzo e negli ultimi colori del Sole morente.
Con una mano sfiorava quella tela, quasi temendo di destare quella donna dal suo sonno secolare.
“Signore…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle.
“Cosa vuoi?” Voltandosi quasi con rabbia Izar, come se fosse stato destato da un antico tormento.
“Signore, volevo riferirvi che i vostri ordini sono stati eseguiti” rispose il servitore “e le liste con il consumo delle scorte sono state inviate al capitano Monteguard. Presto avremo una stima esatta di quanto tempo possiamo ancora resistere all’assedio.”
“Bene, puoi andare…” mormorò il filosofo, con un tono di voce ora più pacato ed ammansito.

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