"Quel genere di cose è il mio sostentamento. E' inevitabile... anche se cerco di non uccidere più del necessario. Direste a un lupo di non dilaniare la preda?" replicai con tono asciutto.
Scossi il capo, mentre mettevo sottosopra il contenuto di un cassetto, alla ricerca di una candela.
Posai la candela accesa davanti a me e presi un braciere, all'interno del quale posai delle erbe odorose che avevo trovato appese al soffitto.
Iniziai a bruciare le erbe secche, da cui scaturì un fumo grigio.
"Non rimarrò qui ad aspettare, lo sapete bene... da solo non ci riuscirete... con un po' di fortuna riuscirò a farlo irritare abbastanza da distrarlo il tempo sufficiente per farvi agire! Ho passato quasi tutta la mia vita con quell'uomo... penso che la mia presenza non vi sarà di intralcio."
Presi il pugnale e mi ferii la mano. Quando sgorgò il sangue, con attenzione a non sprecarne nemmeno una goccia, lo feci cadere sulle braci ardenti. Questo li avrebbe attirati. Infatti arrivarono. La stanza era piena e volteggiavano intorno a noi come lucenti pesciolini argentati in un laghetto.
Descrissi un cerchio intorno a noi, lasciando cadere al suolo qualche goccia di sangue.
Avevo pasteggiato due volte in poche ore e non mi sorprese vedere la ferita alla mano rimarginarsi in pochi istanti. La ripulii dal sangue e osservai la pelle liscia e compatta.
"Venite...", invitai gli spiriti ad avvicinarsi a noi. Sfiorai il corpo del morto e gli dipinsi il segno dell'illusione sul petto. Poi mi avvicinai a Guisgard e, con lo stesso carbone gli disegnai quel simbolo sul petto. Presi la veste del mendicante tra le mani e la posai in mezzo a loro. Mi punsi nuovamente col pugnale e la consacrai.
"E ora fate ciò che vi ho chiesto..." Il fumo delle erbe ci aveva avvolti del tutto. Presi quella veste tra le mani e feci segno a Guisgard di prepararsi a indossarla. Appena gliela misi li sentii avventarsi su di me e usarmi come un ponte per arrivare al cavaliere. Vidi le sue fattezze mutare, poco prima di sentire la mia testa esplodere in un abbagliante sfolgorio di luci.
Poi più nulla. Barcollai e caddi al suolo, ma rimasi tenacemente aggrappata alla realtà.
Quando tutti i miei sensi tornarono normali, sventolai via il fumo e gettai le braci. Appena l'aria fumosa intorno a noi si diradò, lo vidi. Di fronte a me c'era lo stesso orribile mendicante che giaceva al suolo.
"Perfetto..." dissi in un soffio. Mi sembrava di aver corso a perdifiato.
Andai in camera e presi uno specchio, quindi glielo porsi.
"Basterà che vi togliate quello straccio e tornerete voi stesso all'istante..." presi un respiro profondo e poi lo guardai con un mezzo sorriso.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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