Buongiorno, Iveonte!
Questa poesia mi ha particolarmente colpita, soprattutto perché mi ha fatto riflettere e mi trovo quasi completamente in disaccordo con il messaggio ivi contenuto. Non credo, per esempio, che relegare qualcuno a un rango inferiore in una disputa, soprattutto intellettuale, quando esprime pareri diversi dai nostri, sia una mossa che denoti finezza di intelletto. Le opinioni diverse esistono e possono tranquillamente convivere nello scambio o nell'indifferenza. In un contesto culturale ci si aspetta sempre lo scambio, ad esempio, altrimenti mancherebbe quel che favorisce il fermento e la nascita di nuove idee e prospettive.
Sembra che la poesia suggerisca l'esistenza di un Assoluto. Cito testualmente: "una sacrosanta verità". Verità di contenuti o di reale e insindacabile superiorità di certe opere su altre? Non mi è ben chiaro a quale verità ci si riferisca... potreste chiarirmelo?
Sono dell'idea che l'uomo, piccolo e imperfetto (ma delizioso appunto per questo!), non possa giungere alla Verità, ma possa solo darne un'interpretazione. Questo credo avvenga in ogni campo dello scibile, ma in questo campo specifico mi piace pensare a una sorta di relativismo intellettuale, aperto a ogni livello di preparazione e quindi di interpretazione, che sia dotto o popolare. Bisogna accettare che alcuni storcano il naso quando si parla delle opere delle tre corone fiorentine. Avranno le loro ragioni.
Poi un altro punto che mi ha dato modo di pensare è la metafora della viola e del giglio. A livello letterale io ad esempio trovo il giglio decisamente tronfio e di poca attrattiva, ma questi sono miei personali gusti in fatto di fiori. La Bellezza è una delle qualità astratte più difficili da stringere entro parametri insindacabili (al pari della Verità) e qualora lo facessimo quei parametri si ridurrebbero a una gabbia. Imbrigliare il vento sarebbe più semplice e parimenti insensato. Ma passiamo al livello metaforico... Assurgere l'uno a eccellenza e l'altro a mediocrità mi sembra un po' un modo manicheo di vedere alle cose, dimenticandone sfumature. Demonizzare e divinizzare... soprattutto, mi domando... esistono parametri per farlo? Sarei curiosa. Volete sciogliere il mio dubbio?
Infine penso che anche nelle critiche più (intenzionalmente? Bè, si sa, il mondo a volte è crudele, ma tant'è...) cattive si possa trovare materiale per migliorarsi. Che sia miopia intellettuale, ho i miei dubbi. Più spesso è semplice divergenza di opinioni.
Dal momento che anche in ambito accademico ho visto tali divergenze risolversi in lanci di libri e spintoni (convegni di livello tra docenti internazionali, non gente al bar con gli amici a vedere la partita!), penso che tutto dipenda dal modo in cui si risolvono. Io opto sempre per il confronto: più il mio avversario inasprisce i toni, più io li rendo cortesi e delicati (tecnica di disorientamento molto efficace). Se dicessi a qualcuno che è intellettualmente miope, credo che passerei per una sterile oratrice. Ma questa è solo la mia umile opinione.
Grazie per lo spunto di riflessione!
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
Ultima modifica di Melisendra : 02-07-2011 alle ore 07.45.16.
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