Guisgard si ritrovò quel morbido cuscino di raso addosso e si lasciò andare ad una risata.
“Già, Bacco l’ha sistemato a dovere quel tipo.” Disse ridendo ancora. “E ora credo che quelle giovani Afroditi faranno il resto.” La fissò. “Però se venite così vicina a darmi quel consiglio e, soprattutto, mi guardate in quel modo, sortirete l’effetto opposto.” Assunse la sua solita aria irriverente. “E poi lasciate giudicare a me se i baci di Aifa valgano o meno quel rischio, milady.”
Sorrise nuovamente. “Chissà che non possa essere fortunato come Rinaldo, che di un’altra famosa figlia di Aifa non suscitò la collera, ma l’amore.” E le fece l’occhiolino.
“E va bene…” aggiunse “… quel che detto è detto… visto che il citare storie con altre donne non sortisce l’effetto sperato, ossia quello di farvi ingelosire, non mi resta che dirvi la verità…” un velo, per un attimo, sembrò coprire i suoi occhi “… in verità anche io dovrei odiare i cavalieri… perché uno di loro ha dato a mia madre un dolore immenso, portandole via tutto… perché allora anche io sono diventato cavaliere? Chi lo sa, milady… forse perché nei racconti che udivo da piccolo, i cavalieri mi apparivano invincibili e fortissimi… e nelle loro corazze sono arrivato a credere di essere al sicuro dal dolore che ha flagellato il cuore di mia madre…”