Melisendra gli aveva detto quelle cose, cariche di disprezzo.
“Io non sono come voi…” disse Guisgard aprendo la porta “… e neppure come gli uomini che avete conosciuto… quanto a vostro figlio, sarebbe ora di finirla di usarlo come scudo per assumere quell’aria da martire che invece non vi si addice affatto…” sbatté la porta.
Il cavaliere si ritrovò a passeggiare nervosamente nella campagna circostante, cercando di calmare la sua rabbia.
Tutto sembrava immobile attorno a sé, come se Capomazda fosse piombata in un limbo, in attesa di conoscere la sua sorte.
Melisendra, intanto, cercava Gavron.
Il bambino era uscito subito dopo Guisgard, correndo nel fienile e restando a piangere nella paglia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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