La cattedrale era colma di dame e cavalieri.
Un’atmosfera solenne dominava quel luogo, mentre la luce arcana delle sue candele ne illuminava ogni angolo.
Icarius fissava il giglio nelle sue mani, quasi ad invocare aiuto per quella disperata impresa.
In un momento che sembrò infinito, l’eroe taddeide vide ogni attimo trascorso con Talia attraversare il suo cuore.
Ne sentiva la vivace voce e rivedeva il suo solare sorriso.
Gli occhi di lei, così luminosi e pieni di vita, lo fissavano sospirando come in quelle indimenticabili notti trascorse al Borgovecchio.
E un angosciante senso di solitudine scese sul suo cuore.
Si sentì perduto e stanco.
Poi, alzando gli occhi, vide i suoi compagni di viaggio.
Il fedele Lho e la giovane Sayla.
E ripensò alle ultime parole della fanciulla.
“La più bella…” disse fra sé “… chi è mai la più bella fra queste dame?”
Icarius doveva decidersi.
Il crepuscolo era ormai prossimo ed avrebbe sancito la fine di tutto.
Come Bassanio, anche lui doveva compiere una scelta estrema ed assoluta.
Il ritratto di Porzia non appariva diverso da quella di Talia.
Era celato tra gli incanti di quel luogo, come quello della bella ereditiera in uno dei tre scrigni.
Ma che scelta fare?
Icarius allora ripensò a tutto ciò che era accaduto dal momento in cui avevano messo piede nella cattedrale.
E gli tornarono alla mente i versi di Nishuru.
Allora si voltò e fissò l’abside alle sue spalle.
“Non può essere che così…” sussurrò “… a Dio piacendo…”
Alzò allora il giglio come a volerlo mostrare a tutti i presenti.
“Alla più bella!” Esclamò.
E lo posò ai piedi della statua della Vergine Maria.