Layla fissò quasi indispettita Talia.
“Vi ricordo, milady, che qui siete ospite.” Disse con tono severo. “E che quindi siete sottoposta alle regole di questa casa. Non osate mai più rivolgermi a me in quel modo. Cosa celano i miei occhi e il mio passato è affare che non vi riguarda. Badate che non vi ammonirò più per questo. La prossima volta che accadrà, vi farò pentire amaramente della vostra insolenza e scortesia. Forse fra le colline della vostra Sygma è uso comportarsi così, ma qui vi comporterete come richiedono le regole della cortesia.”
Si avvicinò alla finestra e fissò il verziere.
“Per quanto mi riguarda potete attendere vostro marito anche in eterno.” Aggiunse. “Ma fino ad ora le vostre sono solo parole.” Si voltò a fissarla. “Avete rifiutato di bere da quel calice… forse perché un pegno del cuore è per voi un onere troppo grande, abituata come siete a vedere ogni cosa attraverso la ragione, a vivere con distacco e sobrietà le passioni della vita.”
Sorrise enigmatica.
“Vostro marito, qualora riuscisse a raggiungerci, troverebbe solo la morte qui ad attenderlo. Come tutti coloro che lo hanno preceduto.”
La servitrice si avvicinò di nuovo al calice.
“Devo ordinare di far portare via il calice, milady?” Chiese Layla a Talia. “Avete deciso di non voler sapere cosa cela davvero Il Pegno del Cuore? Che forse è un rischio troppo grande per lady Talia di Sygma, la dama che crede solo in ciò che può vedere e toccare? Un rischio che non vale la pena correre neanche in nome di quell’amore che con tanta passione avete ribadito? Un rischio che non vale la pena correre neanche per vostro marito?”