“Oh, si, mia signora…” disse l’orrendo mendicante appena Melisendra gli passò lo scialle nel quale era avvolta la spada “… credetemi, l’Inferno esiste…” ed una grottesca risata avvolse poi la sua voce mentre si allontanava nel buio della sera.
Melisendra allora raggiunse la taverna.
Si sedette ad uno dei tavoli ed ordinò uno stufato.
La taverna era colma di gente ed ovunque era possibile vedere cavalieri, soldati di ventura e semplici avventurieri impegnati al gioco, o in compagnia di avvenenti donne.
Erano in attesa di ordini, visto che ormai le voci dell’assedio si erano ampiamente diffuse in tutta la cittadella e cercavano di allentare la tensione proprio negli svaghi che offriva quel luogo.
“Stasera deve essere la mia serata fortunata, a quanto pare!” Esclamò all’improvviso uno di quegli uomini avvicinandosi al tavolo di Melisendra. “Mi sono sempre chiesto che volto avesse la Dea Bendata ed ora finalmente lo so! Stasera, milady, ho capito che sareste stata voi la mia fortuna! Sapete, io sono di quegli uomini che non attendono la buona sorte, ma vanno invece a cercarla!” Rise compiaciuto. “Madonna Fortuna è una donna e come tale va conquistata! Permettete che mi presenti, milady… sono Gerom de Gayardeff! Ragazza!” Chiamando poi la fanciulla che serviva ai tavoli. “Portaci del vino! Di quello buono! Stasera bisogna brindare alla mia fortuna!”