Layla assunse una strada espressione.
Come indispettita, infastidita dalle parole di Talia.
“Detesto” disse assumendo un tono severo, quasi risentito “le persone che esitano, che appaiono titubanti. Quelle che cercano di comprendere e di dominare gli eventi. La ragione!” Esclamò. “Già vi dissi che voi, milady, siete una splendida Ragione. Perfezione, contegno, cortesia. I vostri modi, il vostro agire, tutto fa di voi una dama perfetta. Almeno in apparenza. Eppure sapete come mi apparite? Come una bellissima villa vuota. Vuote le sue sale, vuoto il suo verziere.”
Il cielo di Maggio.
Tutta la città ne era invasa e sotto la sua luce gli sguardi di ogni ragazza apparivano innamorati.
“Layla, sei qui!” Disse Angly. “Ma come? Manca poco ormai al ballo e tu non sei ancora pronta?”
Lei fissava la città dalla finestra senza voltarsi verso l’amica.
“Layla! Ma insomma! Mi ascolti?”
Finalmente si voltò, restando a fissarla con quei suoi meravigliosi occhi dello stesso colore del cielo di Maggio.
“Layla, cos’hai?” Domandò Angly.
“Andate voi alla festa...” mormorò Layla “... dì alle altre che potete prendere i miei gioielli ed i miei vestiti… anzi, voglio che tu prenda il mio vestito più bello... è stato fatto apposta per il ballo e sarebbe un peccato se nessuno lo indossasse...”
“Ma è stato cucito apposta per te, Layla... solo tu puoi indossare quel vestito... indosso a chiunque altra sfigurerebbe... tu sei la più bella fra tutte noi...”
“La bellezza non porta la felicità...” sospirò Layla “... sono stata sciocca... ho agito col cuore e non con la ragione…”
“Layla, io…” tentò di dire Angly.
“Va, ti prego...” interrompendola lei e sforzandosi di sorridere “... e poi ricordo bene come quel soldato ti ha guardata l’altra sera... secondo me è già al ballo che aspetta te… va, ti prego...”
“E tu?”
“Ho i miei libri...” sorridendo lei “... e poi devo ancora occuparmi dei miei fiori in giardino… va e non stare in pena per me... e ricorda che voglio un resoconto della serata, compreso l’abbiglio delle nostre vecchie dame di corte, che non perdono occasione per mostrare la loro solenne immagine di nobiltà vetusta ed ammuffita!” Esclamò fingendosi divertita.
Angly abbracciò la sua amica e poi andò via.
Layla restò sola ed immaginò quel ballo.
Immaginò il suo meraviglioso vestito e quella musica celestiale.
“Non avrei dovuto credergli…” sussurrò tra le lacrime “... le ragazze mi avevano detto che faceva così con tutte... ama le donne... le ama tutte e dunque non ne ama nessuna... lo dicono tutti che quelli della sua stirpe sono fatti così... sono adulatori, bugiardi e credono di essere i padroni del mondo, senza preoccuparsi degli altri e dei loro sentimenti... che sciocca che sono a dar retta al mio cuore... forse è anche vera la storia delle ancelle... che sciocca...”
Si asciugò le lacrime e cercò di farsi forza.
Scese nel verziere e raggiunse la sua vecchia nutrice.
“Aspetta, Sissy!” Chiamandola. “Voglio occuparmene io di quei fiori!”
“Vi credevo al ballo, milady.”
“No, voglio restare qui con i miei fiori...” rispose Layla “... non pensi siano bellissimi?”
La nutrice annuì.
“Si dice che ai fiori va dato un nome…” sorridendo Layla “... ma questa rosa è talmente bella che non saprei come chiamarla...”
“Mia Amata...” disse all’improvviso qualcuno arrivando alle spalle delle due “... io la chiamerei Mia Amata. Non posso immaginare nome più bello.”
Layla, riconoscendo quella voce, si voltò di scatto.
“Tu?”
Lui sorrise annuendo.
“Io...” mormorò lei.
“Avevo un appuntamento con la ragazza più bella del mondo per andare ad una festa di ballo.” Disse lui. “Perché dunque ti meravigli?”
“Credevo che non saresti più arrivato ormai...”
“Oggi a palazzo era atteso il vescovo” rispose lui “e sai quanto mio padre tenga a questa cosa. Dice sempre che è il clero che legittima la nobiltà!” Come a voler imitare il tono austero di suo padre.
I due ragazzi scoppiarono a ridere.
“Ora però il ballo sarà cominciato…” malinconicamente Layla.
“Beh, peggio per tutti loro!” Esclamò Lui. “Noi balleremo lo stesso! Corri ad indossare il tuo vestito e balleremo tutta la notte!”
“Non posso...” un pò sconsolata lei “… ho detto ad Angly di prendere lei quel vestito...”
“E cosa cambia? Per me nulla!” Esclamò lui. “Ho tutto ciò che mi occorre… la Luna ad illuminare il tutto, il vento come dolce melodia e questi fiori come degno scenario... e soprattutto ho la fortuna di poter ballare con la dama più bella del mondo... mi concedete questo ballo, milady?”
“Il mio strascico, milord.” Fece Layla porgendogli l’orlo del suo vestito.
“Oh, che onore, milady.” Inchinandosi lui.
E cominciarono a ballare in quello scenario che sembrava incantato.
Ed il cuore di Layla batteva come mai aveva fatto prima d’ora.
In quel momento Layla scosse il capo, come a volersi destare da qualcosa.
“Io, come detto, non posso salvare né la vita di vostro marito, né la vostra.” Disse a Talia. “Ma posso donarvi la serenità, affinché voi non restiate schiacciata da questo immenso dramma.” Fissò allora il calice. “Il Pegno del Cuore è ciò che richiede il nostro animo per non angosciarci e tormentarci oltre. E’ un pegno che vi permetterà di non soffrire più. E come ogni pegno richiede poi un suo prezzo per essere riscattato… ma voi, mia signora, non siete in condizione di discutere e mercanteggiare su quel prezzo adesso… ecco, questo è quanto. Decidete voi, mia novella Alcesti… avete tutto per dar seguito ai vostri romanzeschi proclami d’amore…” ed accennò un sorriso.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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