La Cappella della Vergine era deserta.
Le statue dei santi sembravano fissare con dolore ciò che stava accadendo a Capomazda, mentre l’aureo splendore dei mosaici che animavano la volta pareva segnato dall’inesorabile scorrere del tempo, che osserva muto ed indifferente i destini degli uomini.
“Dove sono” disse fra sé il cavaliere “i tuoi Santi ed i tuoi Angeli, Capomazda? Nessuno sembra giungere al tuo capezzale… dove sono gli invincibili Taddei, tuoi divini signori? Chi ascolterà il grido ed il dolore del tuo popolo?”
Sorrise beffardo.
“Tu appartieni a quella stirpe, figlio mio…” guardandolo negli occhi sua madre “... la storia e la grandezza dei Taddei scorre anche nei tuoi occhi… giurami che lo rammenterai sempre! Giuramelo, Guisgard!”
Guisgard scosse il capo a quel ricordo.
Fu allora che guardò sull’altare e vide l’ara di pietra.
Si avvicinò, fino quasi a toccare quella nuda ed antica pietra.
Accarezzò i bassorilievi che narravano delle gesta di Ardea e delle sue favolose Questioni.
“Miti e leggende…” mormorò “… questo luogo ne è pieno… ma nessun mito e nessuna leggenda potrebbero nulla contro l’odio del Cavaliere del Gufo…”